Nel 1979 i Pink Floyd pubblicavano il doppio album più venduto della storia del rock: un “seduta psicanalitica” di Roger Waters realistica e severa
Storia del ‘concept album’ scritto da Roger Waters per esorcizzare le sue angosce personali
“Tutti soli o in coppia
Quelli che davvero ti amano
Camminano su e giù al di là del muro
Alcuni mano nella mano
Alcuni in gruppo
I cuori sanguinanti e gli artisti
Resistono
E quando t’avran dato il meglio di loro stessi
Qualcuno barcollerà e cadrà, non è facile dopotutto
Picchiare il tuo cuore contro un fottuto muro”.
(Outside the Wall)
“Il concetto iniziale del disco è nato nel 1977 quando stavamo facendo il tour di Animals. Già dal 1975 ho cominciato a sentirmi in maniera differente quando facevamo i nostri spettacoli. Mi sentivo alienato dal pubblico in molte occasioni. Quindi buttai giù quest’idea sul retro di una busta da lettera o di un piccolo pezzo di carta, disegnai un muro. E dopo ne cominciai a parlare alle persone: perché non fare uno show rock con un muro tra noi ed il pubblico in modo che non ci possano guardare, anzi all’inizio pensavo che non ci dovessero neanche sentire”.
(Roger Waters)
di Alessandro Ceccarelli
“The Wall” dei Pink Floyd oltre ad essere uno degli album doppi più venduti di tutti i tempi (circa 33 milioni di copie) è uno dei lavori più ambiziosi e sofferti della musica rock. Si può affermare che sia in realtà il primo disco solista di Roger Waters, in quanto totale autore dei testi e titolare del 90 per cento delle musiche scritte. E’ anche il disco che segnò l’inizio della profonda crisi interiore del bassista e della rottura con gli altri tre membri della celebre band britannica.
Waters concepì “The Wall” come una sorta di terapia per cercare di risolvere i suoi problemi che avevano origine dall’infanzia. Il musicista non aveva mai superato il trauma di essere cresciuto senza il padre. Eric Fletcher Waters, morì infatti durante le drammatiche fasi dello sbarco alleato ad Anzio nel gennaio del 1944. Il piccolo Roger aveva appena quattro mesi. Nel disco il compositore racconta i suoi traumi durante l’infanzia; il conflittuale rapporto con la madre, i problemi durante il periodo scolastico, le difficoltà nella vita sentimentale con due matrimoni falliti. Quando Roger Waters raggiunse il successo internazionale con i Pink Floyd, cercò sempre di nascondere le sue debolezze e le sue paure dietro un apparente atteggiamento sprezzante e autoritario. I suoi testi erano pervasi da un cupo pessimismo e della paura per il successo (“The Dark side of the moon”); dal timore della follia e dell’assenza (“Wish you were here”) e dalla feroce critica nei confronti del conformismo della società inglese (“Animals”).
L’idea di “The Wall” nacque in Waters da uno spiacevole episodio accaduto durante un concerto alla fine della lunga tournèe dell’album “Animals”. In quel concerto del luglio del 1977, Waters perse la testa e sputò in faccia ad un giovane fans in prima fila che urlava come un folle. Il gesto fece sprofondare il musicista in una profonda crisi personale. Anche durante le tese registrazioni di “Animals” i rapporti tra Waters e il tastierista Richard Wright, si deteriorarono profondamente. Il bassista non apprezzava più il modo di suonare del pianista arrivando alla clamorosa decisione di eliminare dall’album tutti gli spunti compositivi del compagno.
Finiti i concerti per “Animals” i componenti dei Pink Floyd non si frequentarono per diversi mesi. David Gilmour e Richard Wright registrarono i loro primi lavori solisti, mentre Roger Waters iniziò a scrivere di getto la storia di “Pink”, che sarebbe poi divenuto il monumentale concept album “The Wall”. Le registrazioni furono lunghe, complesse e molto costose. I rapporti tra Waters e Wright arrivano al punto più basso: il bassista licenziò il tastierista che nel disco appare come sessionman. Anche con David Gilmour le cose non andarono bene. Il ruolo chitarrista, da sempre elemento importante nelle composizioni e nel sound della band, fu molto circoscritto. Gilmour partecipò alla scrittura di soli tre brani. Ormai Waters, come un vero e proprio dittattore, aveva il totale controllo dei Pink Floyd.Il bassista, per la complessità delle musiche e per la presenza di un’orchestra sinfonica, chiamò due prestigiosi direttori musicali come Michael Kamen e Bob Ezrin per curare gli arrangiamenti. Durante le registrazioni fuono impiegati eccellenti musicisti come Lee Ritenour, Jeff Porcaro, Fred Mandel e Jon DiBlasi.
Il disco, costato oltre un milioni e mezzo di dollari, fu pubblicato nel novembre nel 1979 in Europa e in dicembre negli Stati Uniti. Il successo fu immediato in tutto il mondo. Raggiunse il primo posto negli Usa, Italia, Norvegia, Svezia, Germania, Nuova Zelanda, Austria, Francia e Argentina. Dopo una serie di straordinari concerti in Europa e negli Stati uniti tra il gennaio e il febbraio del 1980, Roger Waters decise di fare dell’album anche un film. Nel 1982 uscì nelle sale per la regia di Alan Parker. Due anni dopo, nel 1984, il bassista lasciò definitivamente i Pink Floyd trascinando in tribunale gli altre componenti della band che invece volevano continuare usando il nome Pink Floyd. La causa durò un anno e nel 1985 il Tribunale di Londra diede ragione a Gilmour, Mason e Wright. I tre membri del gruppo pubblicarono due anni dopo il primo disco dei Pink Floyd senza Roger Waters. Ma questa è un’altra storia. Ad oggi si calcola abbia venduto complessivamente oltre 33 milioni di copie in tutto il mondo.
FORMAZIONE
ROGER WATERS: Voce solista, basso elettrico, chitarra acustica, sintetizzatore EMS VCS3, co-produttore.
DAVID GILMOUR: Voce solista, chitarra elettrica, chitarre acustiche a 6 e 12 corde, basso elettrico senza tasti, sintetizzatore polifonico Prophet-5 e Arp Quadra, chitarra Pedal Steel, co-produttore.
NICK MASON: Batteria, percussioni.
RICHARD WRIGHT: Organo Hammond, pianoforte, piano elettrico Fender Rhodes, Honher Clavinet, sintetizzatori polifonici Obhereim e Prophet, sintetizzatore minimoog, fisarmonica.
MUSICISTI AGGIUNTIVI IN STUDIO
BOB EZRIN: Co-produttore, direzione e arrangiamenti orchestrali, organo, pianoforte e sintetizzatori.
JAMES GUTHRIE: Co-produttore, ingegnere del suono, sintetizzatore Arp Quadra e percussioni.
JEFF PORCARO: Batteria nei brani “Mother” e “Brings the boys back home”.
LEE RITENOUR: chitarra acustica in “Confortably numb” e chitarra elettrica ritmica in “One of my turns.
JOE DI BLASI: Chitarra classica in “Is there anybody out there?”
FRED MANDEL: Hammond organ in “In the flesh” part I/II
BOBBIE HALL: percussioni in “Run Like Hell”.
LARRY WILLIAMS: Clarinetto in “Outside the wall”.
PENSIERI E RIFLESSIONI DI ROGER WATERS
«Mio padre era un pacifista ed era convinto che arruolarsi fosse l’unico modo liberare il mondo dalle atrocità della dittatura. Ha perso la vita per i suoi ideali di libertà e giustizia. Il suo sacrificio, e quello di tutti i suoi commilitoni hanno reso questo Paese e l’Europa un luogo sicuro. E ora tocca a noi vigilare perché quello che è stato non ritorni».
“Penso che la maggior parte delle canzoni che ho scritto pongono domande simili: “Potete liberarvi abbastanza per essere in grado di provare la realtà della vita, come un qualcosa di perfetto che va avanti da prima di voi e con voi – e come ognuno di noi va avanti come parte di essa – o no?” Perché se non si riesce ci si posiziona su una piazza. In piedi da soli, fino a quando si muore. Ed è quello di cui le canzoni parlano. Tutte le canzoni mi incoraggiano a non accettare un ruolo da protagonista “in una gabbia”, le nostre vite chiuse e piene di futilità, ma di continuare a chiedere a me stesso di persistere nel fare provini anche solo per un ruolo marginale, ma che sia “parte della guerra”, che è la vita, perché è lì che voglio essere. Voglio essere nella trincea della vita. Io non voglio essere al quartier generale, io non voglio essere seduto in un albergo da qualche parte a guardare il mondo che cambia, voglio cambiarlo io. Voglio essere impegnato. Probabilmente, in un modo che mio padre forse approverebbe”.