Dalla fine dei “ProjeKcts”, il talentuoso batterista-cantante a BillBruford aveva ufficialmente lasciato la band, (“Con Robert Fripp gli ultimi tempi non eravamo d’accordo neanche sul ristorante dove mangiare….”) per dedicarsi al jazz con gli “Earthworks” ed altri gruppi. Anche Levin, che aveva cominciato a collaborare con altri artisti fuori dalla cerchia dei King Crimson, come Peter Gabriel e Seal, non sembrava molto intenzionato a rientrare nel gruppo. Fortunatamente, la mancanza di Levin non costituì un problema per Belew, che si adattò a compensare anche le funzioni di quest’ultimo, il quale non fu mai escluso dalla band, ma semplicemente “sospeso” (successivamente Fripp commenterà che Levin è sempre stato considerato il “quinto membro” dei King Crimson, anche in quel periodo).
I restanti membri dei King Crimson – Belew, Fripp, Gunn e Mastelotto – così, continuarono con il gruppo, definendosi saltuariamente come “Double Duo”, in ovvio riferimento alla precedente formazione. Nonostante essa comprendesse due terzi dei precedenti membri – e non avesse visto l’entrata di nuovi componenti – questa nuova formazione segnò un ulteriore cambiamento nelle sonorità dei King Crimson, anche in virtù delle esperienze dei ProjeKcts. Gunn, infatti, cominciò a concentrarsi sull’uso della Warr Guitar, e sulla chitarra baritona e il basso Ashbory con corde di silicone. Mastelotto sperimentava sempre più strumenti elettronici: ancora una volta vi fu un massiccio ricorso alla tecnologia.
I King Crimson, allora, pubblicarono un nuovo album, “The ConstruKction of Light”, nel 2000, registrato nell’appartamento di Belew, vicino Nashville. Le sonorità di questo nuovo album sono decisamente più hard-rock dei precedenti album; tutti i pezzi sono caratterizzati da una impronta metallica, con delle sonorità dure, molto vicine ai lavori delle band alternative metal coeve, come i Tool, con, però, una texture elettronica differente, e un suono molto più incisivo sia della batteria, che della chitarra. A parte l’unica eccezione di un pezzo parodistico sul blues “industriale”, cantato da Belew con uno strumento per alterare la voce, tutti i pezzi dell’album sono estremamente complessi per il pubblico, perché caratterizzati da frequenti gap ritmici, funzionali all’inserimento di texture molto più dure del solito. Il disco contiene, tra le altre, anche una quarta parte del pezzo “Larks’ Tongues in Aspic”, ed un riarrangiamento del pezzo del 1973 “Fracture”, non a caso chiamato “FraKCtured”. Secondo Fripp questa operazione è stata quasi necessaria, in quanto il pezzo risaliva a più di una generazione prima, e rispecchiava le idee e la mentalità di un’epoca e di artisti completamente diversi da quelli che adesso militavano nei King Crimson. Nonostante questa spiegazione, l’album non fu esente da pesanti critiche, che evidenziavano un’apparente scarsità di novità rispetto alle precedenti pubblicazioni.
Nonostante il contributo di tutta la band, i pezzi di questo album furono quasi tutti composti da Belew, per i testi, e Fripp, per la parte strumentale. Per appianare queste frustrazioni artistiche, il gruppo registrò un album parallelo nello stesso periodo, sotto il nome di ProjeKct X, dal nome Heaven and Earth. Questo album fu concepito totalmente da Mastelotto e Gunn, e vedeva affidati a Fripp e Belew ruoli estremamente marginali. Fu uno sviluppo dei temi già sviluppati nei precedenti ProjeKcts, ma anch’esso fu tacciato di “aridità” dalla critica. (Fonte: Wikipedia)
di Roberto Ceccarelli
Dopo essersi spinti al limite estremo in termini di trasgressione musicale con “Thrakattak”, sarà necessario attendere circa quattro anni per una nuova pubblicazione discografica. Siamo nel 2000 ed i King Crimson presentano “The Construkction of light” con l’ennesimo avvicendamento: il sestetto si riduce a quartetto con la defezione di Levin e Bruford. Si inizia con un blues (Prozakc Blues) che ovviamente presenta delle singolarità a cominciare dal tempo, per cui abbiamo l’alternanza del tempo standard (4/4) ed un tempo ternario. In secondo luogo la chitarra di Belew disegna un riff geometrico che poco si addice alla tradizione del blues, Fripp cesella delle note con gli effetti spaziali come sottofondo mentre la sezione ritmica Mastelotto/Gunn accompagna con garbo non disdegnando finezze che, nelle esibizioni live, risultano più evidenti.
Certamente si sente la mancanza di un caposcuola come Bill Bruford; Gunn invece svolge con gran classe il suo lavoro alla War Guitar. Ma il protagonista di questo brano è Adrian Belew sia per il movimento geometrico di note nelle strofe, sia per il fraseggio solista nello strumentale davvero originale ed interessante con l’utilizzo di scale pentatoniche e soluzioni ardite per un blues, infine il timbro della voce volutamente roca a fare il verso a Tom Waits. Il secondo brano ” The Construkction of Light” è suddiviso il due movimenti: il primo è un lungo strumentale cervellotico con alla base una accattivante linea di basso eseguita da Gunn con la sua originale War guitar. La batteria di Mastelotto dallo stile più persussionistico e con numerosi contrattempi che ricordano Bruford.
I tappeti cosmici di accordi dalla successione non tonale di Fripp fanno da preludio ai famigerati intrecci virtuosistici del duo Fripp/Belew. Naturalmente siamo su un tempo dispari (5/4) tanto per rendere più complicata l’esecuzione e la fruizione; ma questi sono i King Crimson, quasi sempre alla ricerca dell’inconsueto. Nel secondo movimento c’è il cantato delicato ed orecchiabile di Belew, l’imperioso basso di Gunn che non fa rimpiangere Levin, la batteria di Mastelotto in un 4/4 complicato dai continui spostamenti d’accento tali da disorientare l’ascoltatore più sprovveduto e il virtuosistico intreccio delle chitarre di Fripp e Belew a chiudere il quadro di un’ottima composizione. Segue “Into the Frying Pan” sicuramente non all’altezza dei precedenti brani. Risulta infatti carente, soprattutto nell’arrangiamento, il lavoro alla batteria di Mastelotto, piuttosto banale e privo di eleganza nel battere il 4/4. Inoltre la melodia del cantato non rispecchia i canoni crimsoniani, poiché si respira un’aria sgraziata, a tratti anche nelle chitarre e ciò poco si addice alla tradizione King Crimson. Ottimo invece l’accompagnamento di Gunn alla War Guitar che disegna linee di basso molto corpose ed accattivanti. Interessanti gli interventi chitarristici del “duo delle meraviglie” nella seconda parte del brano. Per fortuna la chiusura è realizzata da Fripp con i suoi tappeti elettronici molto suggestivi a dare un tocco di eleganza. “Frakctured” apre con un’introduzione realizzata dal dialogo chitarristico Fripp/Belew e Gunn che accompagna con lunghe note tenute di basso. Brevissima pausa ed inizia un funambolico arpeggio di Fripp alla chitarra che ricorda il brano “Fracture” in “Sterless and Bible Black” del 1974.
Si alternano periodi pacati, con gli incastri chitarristici di Fripp/Belew a cui si aggiunge Gunn con la War Guitar ad imitare il timbro di un delicatissimo violoncello, a periodi intensi di assieme in cui si evidenziano i riff virtuosistici di Fripp che, nella reiterazione finale, utilizza un timbro di chitarra più distorto nei funambolici grappoli di note eseguiti con una perfezione stilistica straordinaria. Il brano seguente ” The World’s my Oyster Soup Kitchen Floor Wax Museum” è una composizione dallo spirito “metal” che i King Crimson potevano benissimo risparmiarsela poichè non rispecchia i loro canoni stilistici e timbrici. Da segnalare, come unica nota positiva, il “solo” di Belew nella seconda parte del brano con il registro del pianoforte guidato via midi dalla sua chitarra. E siamo all’ennesima versione ( IV ) di “Larks’ Tongues in Aspic”, divisa i tre movimenti. Nel primo movimento c’è l’esposizione del tema molto intenso senza un attimo di respiro, nel secondo si evidenzia l’aspetto virtuosistico della chitarra di Fripp con il richiamo al riff di “Fracture”, nel terzo la ripresa dell’intercedere armonico con Belew in evidenza nel “solo” di chitarra distorta in stile “metal” così come il timbro della batteria di Mastelotto. Ultima traccia “Coda: I have the a Dream”, molto breve e perfettamente inutile. Tra l’altro neanche originale con melodia e timbro degli strumenti che non hanno nulla a che vedere con lo stile crimsoniano.
FORMAZIONE
Robert Fripp: chitarre, pedelariere.
Adrian Belew: voce principale, chitarre elettriche, pedaliere.
Trey Gunn: Chitarra “war”.
Pat Mastelotto: batteria, percussioni.
LA CRITICA
In questo contesto, nel 2000 riappaiono i King Crimson con un nuovo disco, The Construction Of Light. I Crimson ritornano un quartetto con i soliti Fripp e Belew accompagnati da Mastellotto e Gunn. L’album è sicuramente migliore del precedente: si recupera nettamente il fitto e minimale dialogare chitarristico (in tal senso, è più vicino a Discipline e a Beat del precedente), appaiono canzoni interessanti (l’ironico cyber-blues di “Prozak Blues”, la title track), con palesi riprese di temi passati (“Lark’s Tongue In Aspic Part 4″, ” Fractured”). Però permangono delle perplessità. Innanzi tutto, si rimpiange Levin e soprattutto Bruford, Mastellotto non ne ha il carisma e c’è un fastidioso sovrautilizzo della batteria elettronica. Poi, il disco è molto costruito, lambiccato, tesissimo, ma a tratti troppo convulso e narcisista, con poco e nulla del feeeling che residuava anche in Thrak, come schiacciato nel vorticoso rotear di chitarre. Poi, è certamente meno prevedibile e mediocre del precedente, ma appare una categoria anch’essa inedita per il gruppo: la noia. The Construction Of Light è un disco spesso noioso: a suo modo possente, deflagrante, interessante, modernissimo, ma anche noioso.
La critica in questa fase guarda il gruppo con una certa sufficienza: considerati a torto troppo vecchi per la stampa generalista, i King Crimson risultano troppo fuori schema per il sottobosco progressive tradizionale. La realtà è che i King Crimson sono in questa fase, discussa e discutibile, inerenti al progressive come non mai, ma al contempo ne danno una direttrice personale, basata su una rigida disciplina strutturale, e a suo modo anche influente, basti pensare a gruppi di tutt’altra origine e di varia ispirazione come i Tool, i Don Caballero e i Muse.
(Michele Chiusi, Ondarock)
“Ci sono le premesse per qualcosa destinato a sorprendere, ma non sarà esattamente così, come sottolinea molta della critica spacializzata. La cosa che di certo non manca, nel dodicesimo album di studio dei Crimson, “The ConstruKction Of Light”, pubblicato nel maggio del 2000, è l’accelerazione elettrica, un inasprimento del suono che rende l’architettura musicale della band quanto mai anodina e dura, tanto nei suoi rimandi al passato, quanto nelle cose meno in linea col marchio di fabbrica. Nei pezzi forti del disco, ad esempio The ConstruKction Of Light, l’ipnotico reiterare del gamelan si fonde con la voglia di Fripp di stare al passo con la tecnologia offerta alla musica, in un gioco che funziona. Ma già Into The Frying Pan, che suona come grunge-metal, mostra delle criticità, e lo stesso vale per The World’s My Oyster Soup Kit. Il livello si rialza con FraKctured, che affonda le radici nella Fracture di Starless And Bible Black; e non c’è bisogno di presentazione alcuna per il nuovo capitolo della saga di Larks’ Tongues In Aspic, Part IV, divisa in tre segmenti di circa tre minuti ciascuno, sempre più marziale e travolgente, quasi brutale, nella ricerca della “costruzione della luce”, solo un filo appena percettibile. Sul finale, Coda – I Have A Dream aggiunge un po’ di maestosa nostalgia progressive, mentre Haven And Earthderiva dal CD eponimo — che mette insieme resti di cose emerse dalle session di The ConstruKction Of Light, riadattamenti e remixaggi – che la sola Pony Canyon giapponese pubblica nel 2000, brano del tutto avulso dal presente contesto. Alla release dell’album segue come da prassi una serie di date live, in cui la massima sorpresa consiste nella condivisione del palco con i Tool, band di un paio di generazioni più recente che tributa in questo modo incondizionata ammirazione per i Crimson e il lavoro senza sosta di Fripp”.
(Andrea C. Soncini, sentireascoltare.com)