Musica: Jimi Hendrix, le ragioni di un debutto che cambiò la storia del rock

Il chitarrista statunitense Jimi Hendrix in concerto alla Royal Albert Hall di Londra

Nel 1967 uscì il suo primo rivoluzionario album, tre anni dopo il chitarrista morì tragicamente

 

 

di Alessandro Ceccarelli

La rivoluzione

Dopo la grande rivoluzione musicale portata dai Beatles nei primi anni Sessanta, pochi altri hanno saputo innovare ed esplorare il rock-blues come Jimi Hendrix. Il chitarrista statunitense nei pochi anni di carriera professionale baciata immediatamente da un successo planetario ha cambiato per sempre il ruolo, il suono e l’iconografia del rock portando in primo piano la chitarra come simbolo assoluto della musica giovanile. Con Hendrix lo strumento a sei corde si spinse con grande coraggio verso territori mai esplorati con tanto di effetti a pedali che hanno contribuito a fare del musicista di Seattle un precursore e un innovatore nella fusione tra il blues afroamericano e il rock’n’roll. Esattamente cinquant’anni fa fu pubblicato “Are you experienced”, il primo album di Jimi Hendrix che già conteneva ‘classici” come “Hey Joe” (nella versione in Usa) “Foxy lady”, “Manic depression” e “Red house”. Con questo disco tutti i giovani e promettenti chitarristi britannici (Eric Clapton, Jeff Beck, Jimmy Page, Alvin Lee e Ritchie Blackmore) rimasero sbalorditi da come poteva essere suonata la chitarra con l’uso rivoluzionario del distorsore, del pedale wah, wah, dell’eco e del feedback. Inoltre dal punto di vista tecnico tutti cercare di copiare e replicare il fraseggio di Hendrix che non era dominato dalle scale pentatoniche ma soprattutto dai cromatismi e dai legati. Anche chitarristi vicini al jazz come John McLaughlin hanno dichiarato di aver subito molto l’influenza di Jimi Hendrix. Si può tranquillamente affermare che l’innovazione tecnica e strumentale di Jimi Hendrix alla chitarra sia stata la stessa di quella portata da Jaco Pastorius al basso elettrico nel decennio successivo.

Il debutto

Nato il 27 novembre 1942 a Seattle, da un incrocio fra indiani, neri e bianchi, James Marshall Hendrix comincia a suonare la chitarra a undici anni, poco dopo la morte della madre. A 16 abbandona gli studi e comincia a sbarcare il lunario suonando con complessi di rhythm and blues e di rock’n’roll. Dopo aver svolto il servizio militare come paracadutista, a 21 anni inizia una intensa attività da session-man. Diventa il chitarrista di Little Richard, Wilson Pickett, Tina Turner, King Curtis. Dopo un proficuo periodo di gavetta concertistico tra il 1962 e il 1965 la svolta professionale per Jimi Hendrix si concretizzò nel 1966 quando conobbe il bassista del gruppo blues degli Animals. Quest’ultimo lo convinse a recarsi a Londra. Qui il giovane chitarrista statunitense conobbe Eric Clapton e soprattutto i due musicisti (il bassista Noel Redding e il batterista Mitch Mitchell) che avrebbero fatto parte del leggendario trio Jimi Hendrix Experience. L’impatto sonoro del trio si rivelò una novità assoluta: sin dalle primissime esibizioni in Europa le visionarie bordate sonore di Hendrix, sostenute dal drumming furioso di Mitchell e dalle linee potenti del basso di Redding, crearono enorme impressione nel mondo musicale londinese, dando vita ad un passaggio di voce senza precedenti tra gli artisti ed i gruppi che animavano la scena del periodo. Le selvagge performances live del chitarrista lasciarono allibiti anche strumentisti affermati come Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page, e l’aura che lo accompagnava gli permise ben presto di entrare nel salotto buono della musica dell’epoca, al punto che gli Who si adoperarono affinché Hendrix accettasse una proposta dalla loro casa discografica di riferimento, la Track Records. Il trio infatti iniziò a registrare all’album il 26 ottobre del 1966 e lo finirà il 3 aprile del 1967, pubblicandolo con l’etichetta della Track Records con la quale diede alle stampe anche gli altri due singoli, “Purple Haze/51st Anniversary” nel marzo del 1967 e “The Wind Cries Mary/Highway Chile” nel maggio del 1967. L’album fu prodotto da Chas Chandler con l’ausilio del tecnico degli Olympic Studios, Eddie Kramer (lo stesso dei futuri Led Zeppelin) e con gli ingegneri del suono Dave Siddle ai De Lane Lea Studios e Mike Ross ai CBS studios. Durante l’inverno del 1966-1967 il gruppo intraprese un tour come band di supporto ai Walker Brothers, nel Regno Unito, e poi si esibirono in concerti nell’Europa nord-occidentale, facendo anche delle apparizioni TV. Questo contribui molto a far conoscere il gruppo e poi per la successiva pubblicazione dell’album. Il debutto di Jimi Hendrix fu folgorante anche dal punto di vista commerciale. Solo nel mercato statunitense si aggiudicò cinque dischi di platino. “Are you experienced” è tutt’oggi considerato uno degli album fondamentali della storia del rock e uno dei debutti più innovativi ed originali.

 

La copertina del primo album di Jimi Hendrix pubblicato nel 1967

 

LA CRITICA

“Chitarrista, cantante e compositore rock afroamericano, Jimi Hendrix è stato il più importante chitarrista della storia del rock del 20° secolo. Ha contribuito in maniera determinante a far diventare la chitarra elettrica lo strumento rock per antonomasia, innovandone lo stile e la tecnica e modificandone il ruolo all’interno della struttura musicale delle rock band. Il punto di partenza è il blues, che Hendrix trasforma in maniera radicale utilizzando ogni possibile soluzione tecnica e ogni parte del suo corpo per tirar fuori dallo strumento il maggior numero possibile di suoni, voci, timbri. In breve la sua Fender diventa il più potente simbolo del rock e le sue esibizioni dal vivo superano di gran lunga qualsiasi immaginazione”.

(Enciclopedia Treccani)

“Jimi Hendrix, ovvero la chitarra che fece la storia del rock. Il musicista di Seattle ha completamente e irreversibilmente mutato l’approccio alla chitarra elettrica, per molto tempo lo strumento principe e incontrastato del rock (almeno fino all’avvento del sintetizzatore) e, comunque, quello che più di tutti, fin dagli inizi, ha dato a questo genere quel marchio adrenalinico e un po’ selvaggio, quel quid che lo caratterizza da ogni altra espressione musicale. Più del piano di Jerry Lee Lewis o di Richard Pennyman, alias Little Richard (con cui Jimi Hendrix ha suonato come sessionman per un breve periodo, tra l’altro), più dell’icona fantasma di Elvis Presley. Chuck Berry docet. Ve lo immaginate un rock senza chitarra? Sì, certo, il kraut-rock (non sempre), gli Elp, i Nice, i Cop Shoot Cop… ma sono tutte evoluzioni di un genere musicale nato e cresciuto con la chitarra a far da padrona, sono delle “eccezioni” che confermano la regola.
Con il suo strumento, Hendrix ha compiuto una rivoluzione copernicana accostabile, forse, solo alle innovazioni apportate al modo di suonare la sei corde da Charlie Christian, Django Reinhardt, Chuck Berry e, al limite, Robert Johnson. Con Hendrix, il feedback diventa un’arte, non più un fastidioso difetto (forse ne sanno qualcosa Sonic Youth & C.), la distorsione, spinta ai massimi limiti, è potenza e delicatezza al contempo (il suono “duro” che oggi è infiltrato quasi ovunque, soprattutto fra certi gruppi della scena indie, nasce qui), le linee melodiche e armoniche della chitarra elettrica si intrecciano e si fondono con naturalezza e perfezione come mai in precedenza. La valenza catartica dell’atto musicale assume con il chitarrista di Seattle un nuovo e prorompente significato”.

(Ondarock)

DICONO DI JIMI HENDRIX

“La scomparsa di Jimi mi ha sconvolto. Era così giovane ed aveva un grande avvenire”.

(Miles Davis)

“Jimi mi ha influenzato come ha influenzato, penso tutti i chitarristi. Era rivoluzionario. E mentre tutti noi sperimentavamo, negli anni ’60, cercando nuovi modi di suonare la chitarra elettrica con la Stratocaster e l’amplificatore Marshall, Jimi ha messo tutto a posto”

(John McLaughlin)

“Hendrix è uno dei personaggi più rivoluzionari della cultura pop”

(Frank Zappa)

“Pochissime persone suonano rapidamente ed intensamente. La maggior parte suona rapidamente ma in modo ‘vuoto’. Ma Coltrane suonava rapidamente ed in modo profondo, come Charlie Parker, e come Jimi”.

(Carlos Santana)

“Ritorno sempre alla musica di Jimi e non finisco mai di scoprire nuove possibilità. Ogni volta che ascolto i suoi dischi, trovo qualcosa di nuovo. E’ da questo che si riconosce un grande compositore”.

(Gil Evans)

“Il più grande musicista che ho conosciuto”.

(B.B.King)

“Tutte le volte che ho visto Jimi suonare era a concretizzazione di ciò che sarei dovuto essere io e che invece non ero”.

(Mike Bloomfield)

“Se restasse solamente un solo nome in tutta la storia del rock’n’roll fra cento anni, non cercate: sarà per forza Jimi Henrix”.

(Pete Townshend)

 

 

 

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