Musica: “Red”, la luce si spegne sui King Crimson

La copertina dell’album “Red” dei King Crimson. Da sinistra il bassista John Wetton, il batterista Bill Bruford e il chitarrista Robert Fripp

Il 6 ottobre del 1974 viene pubblicato l’ultimo album in studio della prima fase del gruppo britannico dei King Crimson

“La disciplina non è mai fine a se stessa

ma solo un mezzo per raggiungere un fine”

(Robert Fripp)

di Alessandro Ceccarelli

King Crimson, genialità e travagli

I King Crimson sono stati uno dei gruppi più influenti e significativi del rock inglese degli anni Settanta. Nel corso della loro travagliata carriera non si sono mai piegati ai voleri delle case discografiche e non sono mai scesi a patti con le leggi del mercato. Robert Fripp ha sempre concepito la musica come qualcosa di profondo, sacrale e concettuale. Amati e stimati dalla critica specializzata, i King Crimson, non hanno mai avuto un grande successo di pubblico e di vendite per una serie di motivi: nessun compromesso verso soluzioni ‘commerciali, la cronica instabilità della formazione, l’estrema complessità delle composizioni e una forte avversione di Robert Fripp per apparire in tv o dare interviste. Dopo sei album ‘cult’ i King Crimson, ridotti ormai ad un trio, nel 1974 si riunirono per comporre quello che sarà l’ultimo disco in studio per tutti gli anni ’70. Robert Fripp, il leader musicale e spirituale del gruppo, già aveva deciso di sciogliere definitivamente la gloriosa band. Il batterista Bill Bruford e il bassista-cantante John Wetton seppero la notizia dal chitarrista all’inizio delle registrazioni con le seguenti parole: “Il lavoro in corso non ha più alcuna importanza”. Forse proprio per il fatto che i tre musicisti si apprestavano ad incidere il loro ultimo album come King Crimson, le session furono serene, tranquille e molto creative.

John Wetton convinse Fripp a far partecipare il sassofonista-tastierista Ian McDonald (uno dei fondatori del gruppo nel 1969) e anche altri session man come Mel Collins al sax soprano, Robin Miller all’Oboe e Mark Charig alla Cornetta. Inoltre, anche il violinista-tastierista David Cross (licenziato alla fine del tour del luglio del 1974) venne richiamato in studio, dove partecipò anche come valente compositore. “Red”, purtroppo fu il canto del cigno dei King Crimson che tornarono in sala solo nel 1981.

“Red”, pura energia ‘colta’

Alla fine del tour statunitense durato tre mesi, i King Crimson si riunirono agli Olympic Studios di Londra e tra luglio e agosto del 1974 e registrarono “Red”, uno dei loro dischi con un sound più duro e aggressivo. L’album è composto da cinque brani, tra cui la maestosa mini suite “Starless”, una delle migliori composizione di sempre della band britannica. Il disco si apre con la strumentale “Red”, una composizione dominata dalla chitarra distorta di Fripp e da un drumming molto creativo di Bill Bruford che si cimenta in tempi inusuali per il rock come il 5/8 e il 7/8. Nella seguente “Fallen Angel”, Fripp suona per l’ultima volta la chitarra acustica in un brano molto intenso con interventi del violino e mellotron.

Chiude la prima facciata “One more Red Nightmare” in cui Ian McDonald suona il sax alto. La seconda facciata si apre con “Providence”, brano strumentale in bilico tra il free jazz e la musica classica contemporanea. Conclude il disco la splendida “Starless”, un brano di oltre dodici minuti in cui i King Crimson mettono in mostra il loro concetto di creatività: una prima parte più cantabile è sorretta dalla voce di John Wetton e dal mellotron suonato da Fripp; in più si notano interessanti interventi in contrappunto del sax soprano di Mel Collins. La seconda parte strumentale è uno straordinario crescendo cromatico dominato dall’intercedere lento del basso che disegna la melodia quasi blues in 13/8 sui cui Fripp esegue un ostinato di note singole. Bruford ‘colora’ il tutto con un eccellente lavoro percussivo tutto in tempi dispari. Nel finale, il tema iniziale della chitarra è ripreso dal sax soprano su un corposo arrangiamento di mellotron, basso e batteria. Fripp, a distanza di anni, addita il brano “Starless” come un perfetto e degno “punto di arrivo” per quella formazione, su quel disco, nonché per il rock in generale in quegli anni. Per usare le sue parole: “Una dichiarazione conclusiva”.

Dopo la pubblicazione dell’album, il 6 ottobre del 1974, i King Crimson furono messi in ‘naftalina’ da Robert Fripp sino al 1981, quando risorgeranno con una nuova formazione tra cui il confermato Bruford, Tony Levin e Adrian Belew. Ma questa è un’altra storia.

I King Crimson durante uno show prima della pubblicazione di Red. Il violinista e tastierista David Cross venne licenziato in quanto non ritenuto idoneo per il sound del gruppo

Mellotron M400, “la voce” dei King Crimson

Il Mellotron M400, prodotto dal 1970 in sostituzione del modello MKII (1964-1969)

Il precursore dei moderni campionatori

Per il gruppo britannico dei King Crimson, almeno quello della prima fase (1969-1974) è stato senza ombra di dubbio la voce, la timbrica e la sonorità distintiva. Il mellotron è uno strumento musicale a tastiera che non ha un suono proprio, essendo stato concepito e realizzato per riprodurre strumenti musicali tipici dell’orchestra sinfonica o voci umane. Il mellotron ha un funzionamento simile a quello di un moderno campionatore ma genera i suoni tramite nastri registrati. Quando viene premuto un tasto, il nastro collegato viene spinto sulla testina di riproduzione, come in un registratore a nastro. Finché il tasto resta abbassato, il nastro scorre sulla testina e il suono viene riprodotto. Quando il tasto viene rilasciato (sollevandosi, quindi, come in un pianoforte o altri strumenti a tastiera), una molla fa tornare indietro il nastro alla sua posizione di riposo.
Sullo strumento è disponibile una varietà di suoni: nei primi modelli è presente una ripartizione fra sezioni ritmiche e sezioni soliste. Questa ripartizione viene poi superata nei modelli successivi. Il telaietto che contiene i nastri è progettato per poter essere rimosso e sostituito con altri suoni registrati. Lo strumento era delicatissimo ed ogni pezzo di nastro doveva essere esattamente lungo come gli altri. La velocità di scorrimento di ogni nastro andava calibrata per mantenere tutti i tasti intonati fra loro. I nastri che si rompevano potevano essere sostituiti e i campioni originali erano conservati presso la casa madre. I primi modelli sono stati messi in produzione nel 1963. Il primo musicista ad impiegarlo fu Graham Bond per il suo album “The sound of 1965”. Poi venne usato dai Beatles e dai Moody Blues nel 1967. Nel 1968 fu utilizzato da Brian Jones nell’album dei Rolling Stones “Beggar’s banquet” e da Richard Wright dei Pink Floyd nell’album “A saucerful of secrets”. I King Crimson lo impiegarono diffusamente nel loro primo album “In the court of the Crimson king” del 1969. Negli anni ’70 fu “il marchio di fabbrica dei Genesis, Yes, Van Der Graaf, Gentle Giant, Focus, Jethro Tull, Led Zeppelin e vari altri gruppi. In Italia fece parte del rack di tastiere dei Pooh, della Premiata Forneria Marconi, delle Orme, dei Nomadi, da Riccardo Cocciante e dagli Osanna.

Foto pubblicitaria del tour europeo dei King Crimson del 1974

Da Roberto Ceccarelli, pianista e compositore ricevo e pubblico una interessante riflessione su Robert Fripp, chitarrista e indiscusso leader dei King Crimson

Robert Fripp: “l’architetto” del Rock

di Roberto Ceccarelli

Arturo Benedetti Michelangeli ( 1920 – 1995 ) e Robert Fripp: ( 1946 ) cosa accomuna questi due musicisti? Apparentemente nulla, visto che uno è stato un grande pianista classico, diplomato al conservatorio di Milano a soli 13 anni. Accademico, concertista raffinato e sensibile nel suo stile esecutivo; tutte doti che hanno fatto di lui uno dei sommi interpreti del repertorio classico, romantico ed impressionista al punto tale da definirlo “l’architetto” della musica. L’altro è un chitarrista Rock autodidatta che, attraverso un lungo percorso formativo ed umano, è potuto accedere a territori intellettuali sconosciuti alla maggior parte delle star del firmamento Rock. Musicista compositore dotato di eleganza, originalità e coerenza, qualità che si percepiscono osservando ed ascoltando con attenzione: postura, approccio ed impostazione sullo strumento, struttura fraseologica con soluzioni ardite ed inaspettate, organizzazione armonica molto spesso inusuale rispetto al clichè del Rhythm & Blues, ritmiche complesse con riferimenti alla poliritmia – ricche quindi di variazioni e realizzate metronomicamente, timbriche inconfondibili nella magistrale raffinatezza, esplorazione intelligente di forme stilistiche ed espressive sofisticate e di varia natura, una certa propensione geometrica della composizione. L’insieme di queste caratteristiche fanno di Robert Fripp “l’architetto” della musica Rock. Il suo progetto ambizioso è sempre stato quello di conferire una “dignità” strutturale al Rock e, se dal punto di vista musicale sembra esserci riuscito, non altrettanto sul piano del successo popolare e del riconoscimento della maggior parte della stampa specializzata.

Robert Fripp ritratto nel 1979

DISCOGRAFIA  (ALBUM IN STUDIO)

RACCOLTE

ROBERT FRIPP

  • Giles, Giles & Fripp – The cheerful insanity of Giles, Giles & Fripp (1968, Deram)
  • Fripp & Eno – No Pussyfooting (1973, EG)
  • Fripp & Eno – Evening Star (1975, EG)
  • “Heroes” – David Bowie (1977, RCA)
  • Scary Monsters (And Super Creeps) (1980, RCA)
  • Exposure (1979, EG)
  • God save the Queen/Under heavy manners (1980, Polydor)
  • Let the power fall (1981, EG)
  • Robert Fripp & The League of Gentlemen – The League of Gentlemen (1981, EG)
  • Andy Summers/Robert Fripp – I Advance Masked (1982, A&M)
  • Andy Summers/Robert Fripp – Bewitched (1984, A&M)
  • God save the King (1985, EG)
  • Robert Fripp & The League of Crafty Guitarists – The League of Crafty Guitarists Live (1986, EG)
  • Robert Fripp & Toyah Wilcox – The Lady or the Tiger (1986, EG)
  • Sunday All Over the World – Kneeling at the Shrine (1991, EG)
  • Robert Fripp & The League of Crafty Guitarists – Show of Hands (1991, EG)
  • David Sylvian & Robert Fripp – The First Day (1993, Virgin)
  • 1999 Soundscapes: Live in Argentina (1994, DGM)
  • David Sylvian & Robert Fripp – Damage (1994, Virgin)
  • FFWD – FFWD (1994, Inter-Modo & DGM)
  • Robert Fripp String Quintet – The Bridge Between (1994, DGM)
  • Fripp & Eno – The Essential Fripp & Eno (1994, Caroline)
  • Robert Fripp & The League of Crafty Guitarists – Intergalactic Boogie Express: Live in Europe 1991 (1995, DGM)
  • A Blessing of Tears: 1995 Soundscapes, Vol. 2 (1995, DGM)
  • Radiophonics: 1995 Soundscapes, Vol. 1 (1995, DGM)
  • Robert Fripp & The League of Gentlemen – Thrang Thrang Gozinbulx (1996, DGM)
  • That Which Passes: 1995 Soundscapes, Vol. 3 (1996, DGM)
  • November Suite: 1996 Soundscapes – Live at Green Park Station (1997, DGM)
  • The Gates of Paradise (1998, DGM)
  • Bill Rieflin/ Robert Fripp/ Trey Gunn – The Repercussions of Angelic Behavior (1999, First World)
  • Jeffrey Fayman & Robert Fripp – Temple in the Clouds (2000, Projekt)
  • Fripp & Eno – The Equatorial Stars (2005, Opal)
  • Love Cannot Bear (2005, DGM)