“E il tempo ti dirà di starti vicino, di continuare a cercare
finché non ci sarà più niente da nascondere.
E allora lascia le strade che ti fanno diventare
quel che non vuoi veramente essere
lascia le strade che ti fanno amare, chi non vuoi veramente amare.
Il tempo mi ha detto che è difficile trovare una come te
una cura tormentata, per una mente piena di problemi.
E il tempo mi ha detto di non chiedere di più
perché un giorno il nostro oceano troverà la sua riva”
(Dal brano “Times has told me”)
“La canzoni di Nick Drake sono delicate e struggenti come carezze e hanno il “sapore del capolavoro senza tempo, estremamente attuali anche all’ascolto odierno. La voce morbida è particolarmente evocativa, anche se non venne mai sufficientemente apprezzata quando uscirono i tre dischi prodotti dall’artista. Il beffardo destino ha voluto che i fans di Nick Drake siano cresciuti negli anni successivi la sua tragica morte” (Hazey Jane)
“Quando suonava dal vivo osservarlo era straziante; era come vedere qualcuno che veniva spogliato nudo” (John Martyn)
“Arrivava e non diceva niente, si sedeva, ascoltava la musica, fumava, beveva, dormiva lì la notte e dopo due o tre giorni se ne andava. Poi tornava dopo tre mesi” (Robert Kirby)
di Alessandro Ceccarelli
E’ difficile parlare di un personaggio come Nick Drake, una luminosa e breve meteora del firmamento musicale. Al solo ascolto della sua voce ci si commuove e al suono della sua chitarra non si rimane impassibili. Ha scritto canzoni di disarmante bellezza, espresso emozioni uniche e irripetibili, cambiato il volto della musica d’autore. Una rivoluzione silenziosa durata soltanto quattro anni. Nessuno o pochissimi all’epoca si accorsero di lui. Per decenni la sua arte è rimasta un tesoro custodito da pochi fan devoti. Negli ultimi anni con la ristampa dei suoi dischi è amato anche dalle giovani generazioni. Chi era Nick Drake? Quel timido, schivo e riservato cantautore morto a soli 26 anni il 25 novembre del 1974. Cerchiamo di ripercorrere la sua breve ma intensa vita.
Nick Drake nasce a Yangon in Birmania. Il padre è un ingegnere che si è trasferito con tutta la famiglia per lavoro nel paese del sud-est asiatico. La sorella maggiore Gabrielle, all’inizio degli ani ’70 diventerà famosa per aver partecipato alla serie tv “Ufo”. Il giovane Nick trascorre la sua gioventù all’università di Cambridge dove studia letteratura inglese. Sin da piccolo è appassionato della musica, il suo approccio alla chitarra è da autodidatta. La sua sensibilità lo aiuta a diventare presto un eccellente chitarrista acustico. Il suo stile è simile a quello di James Taylor e Cat Stevens: suono pulito, cristallino, caratterizzato da complessi arpeggi fingerpicking.
Il carattere schivo e riservato sarà sempre un ostacolo alla sua voglia di essere un musicista. Soprattutto quando dovrà affrontare il pubblico. A metà degli anni Sessanta comincia a suonare con alcuni amici del college. Emerge subito il suo stile e i riferimenti che avrebbero caratterizzato la sua produzione discografica: l’amore per Bob Dylan, la passione per il blues e il folk. Per quanto riguarda i testi, sempre molto sofisticati e ricercati, Nick Drake ama profondamente la poesia simbolista francese e il romanticismo inglese.
A soli venti anni, Nick Drake, nel 1968 suona con i Fairport Convention, un celebre gruppo di folk-rock. Ashley Hutchings, un componente della band, impressionato dal talento del giovane Drake, gli procura un incontro con il produttore Joe Boyd. Nel 1969 esce “Five Leaves left”, il primo disco di Nick Drake, prodotto da Joe Boyd. E’ un esordio folgorante: le composizioni del cantautore sono perle di un’intensità straordinaria. Il suo autore ha solo ventun’anni, ma possiede una maturità espressiva, una sicurezza nei propri mezzi da consumato professionista. Purtroppo, della bellezza luminosa di quel vinile si accorgono in pochi: le vendite sono assai modeste. A fine anno Nick abbozza anche un tentativo di promozione, esibendosi alla Royal Festival Hall (26 settembre 1969) di spalla ai Fairport Covention: è un trionfo, lui è applauditissimo, ma lascia il palco con imbarazzo. Non è questa la cosa giusta: il pubblico vociante lo indispone e lo atterrisce. E’ la vita in studio di registrazione il vero stimolo, il lavoro certosino alle canzoni. Il resto gli interessa pochissimo: la promozione, i cartelloni pubblicitari, i concerti, le interviste. Nulla di questo teatrino mediatico sembra procurargli il minimo interesse. Se potesse, Nick sparirebbe perfino dalle copertine dei dischi, lasciando parlare solo ciò che vibra all’interno. Deluso e demotivato dall’esperienza di suonare davanti al pubblico, Nick decide di tornare a casa dei genitori iniziando il suo declino psicologico ed esistenziale.
Tra mille difficoltà Nick Drake riesce ad incidere il suo secondo album nel 1970, si tratta di “Bryter Layter”, un passo avanti dal punto di vista musicale rispetto all’esordio. Nel disco suonano musicisti d’eccezione come Dave Pegg, Dave Mattacks, John Cale e Richard Tomphson. Nonostante l’altissima qualità delle composizioni, il disco passa praticamente inosservato. Il produttore Joe Boyd si trasferisce negli Usa. Nick Drake cade in una forte depressione ed inizia la sua dipendenza dai farmaci. Nel 1972, con l’aiuto del tecnico del suono John Wood, Nick Drake incide quello che sarà il suo ultimo album.
Il disco è registrato tra mille difficoltà per via dei problemi psicologici di Nick Drake. “Pink Moon” è pubblico il 25 febbraio del 1972. E’ un disco per voce e chitarra acustica, testamento della sua musica e del suo universo poetico. Le splendide composizioni sono caratterizzate da una venatura di struggente malinconia. Tra le note si percepisce il suo malessere profondo e la sua incapacità di adattarsi alla vita. “Pink Moon” nasce in due sole notti di lavoro. Spoglio, essenziale, asciutto, quasi scheletrico, questo album svetta nella sua già splendida discografia come il titolo più personale e sincero. Un disco in cui l’autore si guarda allo specchio e si racconta. Non cerca neppure di paragonarsi col passato. Lo sforzo nel vincere i dubbi, gli spettri che ormai abitano la sua anima, deve essere stato enorme. Tante ombre e qualche spiraglio di luce per un album che rimarrà testo base per il sound di tanti cantautori “noir” nei decenni successivi.
Anche per il terzo album il riscontro delle vendite è negativo. Nick Drake è deluso, sconfortato, esausto dei suoi sforzi artistici. Dopo due anni di “esilio forzato” Nick Drake chiama l’amico John Wood e gli dice che si sente pronto per incidere nuove canzoni. Joe Boyd, il produttore del suo primo disco, torna in Inghilterra per partecipare alle registrazioni dei brani di Nick Drake. Ecco il ricordi di quei giorni del produttore e tecnico del suono Boyd: “Nick era in uno stato terribile, non era in grado di suonare e cantare allo stesso tempo, per la prima volta dovemmo registrare prima la chitarra e poi la voce”. Nick Drake riesce a registrare solo quattro canzoni sino al febbraio del 1974, poi abbandona, stremato, gli studi. Torna nella casa dei genitori nei pressi di Birminghan.
Il cantautore è stato trovato privo di vita il 25 novembre del ’74 per un’overdose di Amitriptilina, un forte antidepressivo. La sorella Gabrielle disse della morte di Nick:
“Non credo che Nick volesse uccidersi, credo che le cose siano andate più o meno così: Nick ha vuotato la boccetta di pillole nella sua mano e se le è messe in bocca dicendo a se stesso: Al diavolo, se muoio pace, se non muoio da domani sarà tutto diverso”.
DISCOGRAFIA
DISCOGRAFIA POSTUMA
- 1979 – Fruit Tree – The Complete Recorded Works
- 1985 – Heaven in a Wild Flower: An Exploration of Nick Drake
- 1986 – Time of No Reply
- 1994 – Way to Blue – An introduction to Nick Drake
- 2004 – Made to Love Magic
- 2004 – A Treasury
- 2007 – Family Tree
- 2007 – Fruit Tree – Limited edition
BIBLIOGRAFIA
- Luca Ferrari, Un’anima senza impronte. Nick Drake, la vita, le canzoni, Gammalibri, 1986.
- Stefano Pistolini, Le provenienze dell’amore. Vita, morte e postmortem di Nick Drake, misconosciuto cantautore inglese, molto sexy, Fazi Editore, 1998.
- Luca Ferrari, Nick Drake. Le dolci suggestioni della Luna Rosa. Genealogia di un mito rock, Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri, 1999. (testo inglese/italiano, con CD)
- Patrick Humphries, Nick Drake. La biografia (1997). Edizione italiana edita da Nuovi Equilibri – Stampa Alternativa, 2006.
- Antonio Vivaldi, Flavia Ferretti (a cura di), Nick Drake. Tutti i testi con traduzione a fronte, Giunti, 2002.
- Paola De Angelis, Journey to the Stars – I testi di Nick Drake, Arcana, ottobre 2007.
- Henry Chartier, Nick Drake – l’abécédaire, éditions Le bord de l’eau, ISBN 978-2-35687-002-5, 2008.
- Giampiero La Valle, Voci da una nuvola – Il segreto di Nick Drake e Tim Buckley, Ianieri Edizioni, ISBN 978-88-974-1778-1, 2015.