Nel 1968 Jimmy Page concretizza la sua idea musicale con Robert Plant, John Paul Jones e John Bonham: Il quartetto ebbe subito un immediato successo planetario secondo solo ai Beatles
di Alessandro Ceccarelli
Motivazioni di una rock band dal successo eterno
Il 7 settembre del 1968 è una data importante per la storia della musica rock: suonarono infatti per la prima volta quattro ragazzi inglesi tre dei quali sconosciuti al grande pubblico. Stiamo parlando della rock band britannica dei Led Zeppelin, destinata sin dal primo album uscito nel gennaio del 1969 a dominare le classifiche mondiali di vendite e i più grandi stadi del Nord America e dell’Europa. Quali sono stati i motivi di un successo così immediato e duraturo anche se la band si sciolse nell’ottobre del 1980? Quali sono state le influenze musicali che hanno partorito una così fortunata (anche se non sono mancati momenti tragici e drammatici) carriera musicale? Per quale motivi diverse generazioni continuano ad amare un gruppo nato mezzo secolo fa e che ha venduto oltre 200 milioni (alcune stime parlano addirittura di 300 milioni) di dischi in tutto il mondo? Non è facile rispondere a queste domande. Intanto partiamo dall’aspetto cronologico per poi cercare di chiarire gli altri quesiti.
Jimmy Page, all’epoca un 24enne chitarrista molto richiesto in studio (aveva suonato con Who, Rolling Stones, Van Morrison, Donovan, Pretty Things, Joe Cocker e altri) era rimasto in parte deluso dall’esperienza avuta con gli Yardbirds, un gruppo di british blues in cui avevano militato sia Eric Clapton che Jeff Beck. Il chitarrista nativo di Heston era entrato nella band nel luglio del 1966 e aveva cercato di modificare ed estremizzare il sound ma vari problemi di natura finanziaria e difficili rapporti umani con gli altri musicisti portare allo scioglimento del quartetto nel luglio del 1968. Jimmy Page era determinato nel creare un nuovo gruppo che fosse originale, potente e che seguisse in parte il sound e la lezione dei Cream e di Jimi Hendrix, ovvero la straordinaria fusione di blues, rock’n’roll e psichedelia che aveva molto colpito il chitarrista. Il primo problema che si pose davanti a Jimmy Page fu la ricerca dei giusti musicisti per mettere in pratica tale ambizioso progetto musicale. Per il ruolo di cantante Page in un primo momento pensò a Keith Reid che invece declinò suggerendo però al chitarrista di andare a vedere un giovane e biondo cantante blues di buone speranze: il ventenne Robert Plant. Jimmy Page si recò a Birminghan e una serata lo ascoltò nel gruppo in cui militava, la Band of Joy. Il chitarrista rimase subito colpito dalla forte presenza scenica del giovanotto e dalla potente voce che ricordava in parte quella di Janis Joplin. Alla fine dello show i due parlarono e Plant accettò immediatamente di far parte del progetto. Robert Plant per il ruolo di batterista parlò a Jimmy Page con toni entusiastici del suo amico John Bonham, un musicista dal suono potente e travolgente. Il ventenne percussionista disse di sì anche perché già aveva una moglie e un figlio di due anni da mantere. A questo punta mancava il tassello del bassista. Chris Dreja aveva infatti declinato la proposta di Page per seguire la sua passione per la fotografia. Entrò in scena il session man John Paul Jones (John Baldwin) che aveva suonato con Jimmy Page in un disco di Jeff Beck. Il musicista venne a sapere che il chitarrista stava creando un nuovo gruppo. In seguito alle pressioni della moglie, John Paul Jones contattò Page ed entrò nel gruppo nella doppia veste di bassista e organista. John Paul Jones aveva studiato pianoforte e conosceva bene sia la classica che il jazz. Il gruppo era quindi formato, mancava ora il nome, elemento di non poco conto. Keith Moon e John Entiwistle suggerirono a Jimmy Page il nome “Lead Zeppelin”a cui il chitarrista eliminò la vocale “a”per facilitare la pronuncia. Quindi il nome definitivo della band era coniato in Led Zeppelin, con un preciso riferimento al noto dirigibile ideato dal conte Ferninand von Zeppelin. Nel mese di agosto del 1968 i quattro giovani musicisti cominciarono a provare per affrontare la tournee in Scandinavia in cui suonarono con il nome New Yardbirds.
“We’re gonna groove”di James Bethea e Ben E. King (inserita in seguito nell’album“Coda”) fu il primo brano che suonarono nelle prove. Dopo i concerti in Scandinavia il produttore Peter Grant riuscì a procurare al neonato gruppo un contratto discografico con la Atlantic Record per un valore di 200mila dollari, una somma enorme per l’epoca. I quattro musicisti si recarono immediatamente negli studi di registrazione Olympic di Londra e tra i mesi di settembre ed ottobre del 1968 registrarono praticamente in presa diretta, con pochissime sovraincisioni il loro primo album composto da nove brani. Jimmy Page fu il principale compositore e anche il produttore; decisiva fu la presenza dell’ingegnere del suono Glyn Johns che riuscì a mettere in pratica le idee di Page di fondere la potenza e la dolcezza della musica dei Led Zeppelin. Il disco fu pubblico negli Stati Uniti il 12 gennaio del 1969 mentre in Gran Bretagna e nel resto d’Europa il 31 marzo. Dal 1969 ad oggi si calcola abbia venduto circa 16 milioni di copie in tutto il mondo. Solo negli Usa ha venduto circa dieci dischi di platino.
Analisi di un capolavoro
L’album inizia con un brano energico e aggressivo (scelta che poi diventerà un marchio di fabbrica del gruppo), “Good Times, Bad Times”; stesse coordinate segue il classico “Communication Breakdown”. I due potenti brani incorniciano una serie di pezzi blues e psichedelici: “You Shook Me” e “I Can’t Quit You Baby”. Il primo è un blues registrato da Muddy Waters nel 1962; la riscoperta di Page è sorprendente ma riprende qualcosa di una precedente versione di Jeff Beck. Il secondo è un pezzo originariamente inciso nel 1956 da Willie Dixon. Il gruppo ha sempre dimostrato un grande fascino per le sonorità blues, tanto che in quasi tutti i loro album vengono riscoperti e rielaborati brani e melodie del repertorio blues afroamericano. La tendenza della band di non segnalare i compositori originali dei brani presi a prestito, attribuendosi quindi il merito della loro creazione, sfociò in una serie di cause legali con l’accusa di plagio, come accadrà anche per l’album Led Zeppelin II. Page si giustificò affermando che nel blues è cosa comune che gli artisti condividano idee musicali tra di loro e le rielaborino secondo la loro particolare sensibilità, per cui l’operazione effettuata dagli Zeppelin era concettualmente lontana dal plagio vero e proprio. La canzone più importante dell’album, nonché uno dei classici del gruppo, è “Dazed and Confused”, caratterizzata da un celebre assolo di chitarra suonato con un archetto da violino. Dal vivo il brano poteva essere dilatato per oltre mezz’ora, come è testimoniato nel live “The Song Remains the Same”. “Babe I’m Gonna Leave You” è la riscoperta di un brano folk tradizionale da parte di Page, impreziosito dalla drammatica performance vocale di Robert Plant. Vanno menzionate anche “Your Time Is Gonna Come” e “Black Mountain Side”, una seguito dell’altra: la prima è un suggestivo brano colorato dall’organo Hammond di John Paul Jones, il secondo un delizioso e complesso strumentale per chitarra acustica e tabal. Il disco si chiude con un brano vigoroso: “How Many More Times”, altro potentissimo blues psichedelico che contribuirà a consacrare gli Zeppelin.