In questo primo scorcio del 2017 la musica afroamericana perde un protagonista eccelso, un artista unico, straordinario e irripetibile. Insieme a Steve Wonder era il massimo rappresentante della voce e del canto assoluto e ineguagliabile. Al Jarreau si è spento a Los Angeles all’età di 76 anni dopo una lunghissima e prestigiosa carriera iniziata a metà degli anni ’60.
Nato il 12 aprile 1940 a Milwaukee, Wisconsin, e figlio di un vicario, Al Jarreau inizia a cantare da piccolo nel coro gospel della chiesa locale. Nonostante il suo amore per la musica e per il canto, Jarreau continua gli studi e si laurea in psicologia. Inizia anche a lavorare come assistente sociale ma si rende conto che le sue attitudini sono ben diverse. Si trasferisce allora a Los Angeles in cerca di fortuna e per soddisfare la sua voglia di espressione musicale.
Nel corso della sua parabola artistica si è aggiudicato per ben sette volte il premio Grammy Award come miglior cantante jazz, soul e r&b. Ha pubblicato 61 album e venduto decine di milioni di dischi in tutto il mondo. Al Jarreau ha dimostrato di esplorare con la voce tutti linguaggi musicali, su ritmi swing, pop, jazz e R&B. Baritono naturale, il singer di colore è noto per la sua capacità di evoluzione timbrica e per il modo di saltare fra le ottave. Il cantante nativo di Milwaukee ha collezione numerose collaborazioni artistiche con musicisti del calibro di George Benson, George Duke, Quincy Jones, Chick Corea, Joe Sample e l’italiano Mario Biondi.
La sua straordinaria carriera musicale è decollata grazie alla casa discografica di Frank Sinatra che aveva immediatamente intuito il precoce e sbalorditivo talento del giovane cantante. I suoi dischi più rappresentativi sono “Look at the rainbow” (1977), “All fly home” (1978), “This time” (1980), “Breakin’ away” (1981) e “Jarreau” del 1983.