Hollywood in sciopero, dopo gli sceneggiatori anche gli attori sul piede di guerra

In sciopero dal 2 maggio scorso. Sceneggiatori e scrittori di Hollywood, iscritti al sindacato della Writers Guild of America, sono in protesta ormai da quasi due mesi dopo che la trattativa con l’Alliance of Motion Picture and Television Producers, che rappresenta i nove maggiori studi di produzione di Hollywood, non era andata a buon fine. Rivedere la paga minima settimanale, aggiustare alcune tutele lavorative (come ad esempio un numero minimo di settimane lavorate a episodio) e tutelare la creatività umana a fronte dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale: questi i temi di una trattativa non andata a buon fine. E così con set di serie televisive già bloccati, da Emily in Paris a Daredevil: Born Again o The Last of Us, il danno economico si fa sempre più elevato: basti pensare che a cavallo tra il 2007 e il 2008, quando gli sceneggiatori di Hollywood scioperarono per circa tre mesi, secondo una stima della National Public Radio, il blocco della scrittura costò all’economia dell’industria dell’intrattenimento circa 1.5 miliardi di dollari. Ora la situazione sembra pronta a precipitare ulteriormente con anche il sindacato degli attori sul piede di guerra e pronto a bloccare i lavori a sua volta all’indomani della scadenza del loro contratto. Da Meryl Streep a Jennifer Lawrence, ma anche Ben Stiller e Glenn Close, sono molti i colleghi che in una lettera aperta alla leadership del sindacato della Screen Actors Guild, chiedono di tenere la linea dura nei momenti più difficili della trattativa. “Se necessario siamo pronti allo sciopero”, hanno fatto sapere numerosi attori che già pubblicamente avevano supportato gli sceneggiatori. Al momento però la fine delle trattative potrebbe essere rimandata di una settimana per provare a trovare un’intesa: se entro il 7 luglio non dovesse essere trovato un accordo che soddisfi entrambe le parti, a quel punto scatterebbe lo sciopero. “Il 2023 è un anno chiave”, hanno ribadito gli attori, preoccupati dalla concreta possibilità  che solo loro debbano fare sacrifici e non i produttori. “Bisogna incontrarsi a metà strada”, hanno scritto in una lettera nella quale si è anche ribadita la necessità di una protezione sull’uso dell’intelligenza artificiale. Insomma chiara è l’intenzione: di fronte a un cambiamento inevitabile, le protezioni diventano sempre più necessarie.