“Bohemian Rhapsody”: bioepic sull’ascesa e caduta di Freddie Mercury

  • di Alessandro Ceccarelli
  • L’Idea di Brian May e le difficoltà produttive (2010-2015)
  • “Bohemian Rhapsody” è una sorta di film parzialmente biografico della vita del cantante Freddie Mercury e del gruppo rock britannico dei Queen. La genesi della pellicola è stata caratterizzata da una complessa e problematica gestazione: era evidente che non sarebbe stato facile trovato un attore che potesse interpretare con credibilità un artista così controverso e geniale come Freddie Mercury. L’idea di fare un film sulla vita dell’eccentrica rock star risale al 2010 quando il chitarrista dei Queen Brian May annunciò il progetto con la sceneggiatura di Peter Morgan (che aveva collaborato con Clint Eastwood, Stephen Frears, Ron Howard e Fernando Meirelles) e l’attore Sacha Baron Cohen (“Borat” e “Hugo Cabret”) nei panni del front-man della band inglese. Nel giro di pochi mesi le divergenze tra Roger Taylor, Brian May, lo sceneggiatore e l’attore furono tali da far bloccare il film nel 2013. Ecco il ricordo di Sacha Baron Cohen dopo aver abbandonato il progetto di Brian May. “I problemi sono sorti per il fatto che volevo entrare nei dettagli della vita di Mercury, compresa quella sessuale. Ci sono storie sconvolgenti su Freddie Mercury, era una persona selvaggia e aveva uno stile di vita estremo, dissoluto… Lo sai, ci sono storie di… come chiamarli? Persone di statura minuta con un piatto cosparso di cocaina che andavano su e giù durante i suoi party. E lo capisco, loro sono una band e vogliono difendere l’eredità della band, lo comprendo benissimo. Un membro della band mi disse che sarebbe stato proprio un gran bel film, perché a metà succede qualcosa di sorprendente, muore Freddie. Così lo paragono a Pulp Fiction, dove il finale è a metà, l’intermezzo è alla fine, è un film spericolato, interessante. Poi mi viene detto che sarà un film normale. Così gli domando cosa succede nella seconda parte del film e mi dicono che si vede come la band va avanti facendosi forza, senza Freddie. Gli dissi che nessuno andrà mai a vedere un film dove il personaggio principale muore per AIDS e la band va avanti!”. Tra il 2013 produzione affida la regia al britannico Dexter Flechter che rinunciò nel marzo seguente. Anche la Tribeca production si arrende e bisogna attendere sino al 2016 quando la New Regency e la GK Film possono finalmente annunciare che le riprese della pellicola inizieranno nel 2017 con il titolo “Bohemian Rhapsody” e avranno come il regista il talentuoso Brian Singer e nei panni di Freddie Mercury l’attore Rami Malek. Con un budget di ben 52 milioni di dollari la pellicola ripercorre gran parte della carriera dei Queen sin dalle prime esibizioni nei club di Londra tra il 1970 e il 1971.
  • La scalata al successo (1972-1975)
  • Il primo passo significativo verso il successo fu il contratto con la Emi nel 1972 a cui fece seguito la registrazione del primo album che fu pubblicato nel gennaio del 1973. Sin dalle prime fasi fu piuttosto evidente che la curiosità del pubblico era totalmente concentrata nella figura di Freddie Mercury le cui capacità come cantante, compositore e front-man misero in ombra gli altri tre membri del gruppo: il chitarrista Brian May, il bassista John Deacon e il batterista Roger Taylor. Dopo la pubblicazione di altri due dischi (“Queen II” e “Sheer Heart attack“, entrambi nel 1974, il gruppo aveva cominciato ad avere un certo seguito in Gran Bretagna e negli Stati Uniti; tuttavia l’ambizione soprattutto di Mercury portò la band a cercare di sperimentare nuove soluzioni musicali per l’album successivo (“A night at the opera“). Innanzitutto la band entrò in conflitto con il produttore Jack Nelson che non credeva nelle potenzialità commerciali dei Queen. Con il produttore John Reid e con un nuovo contratto più vantaggioso con la Emi Freddie Mercury ebbe più libertà dal punto di vista musicale, compositivo e stilistico. Le registrazioni furono lunghe e complesse e il film le racconta con una certa fedeltà e precisione storica. Il nuovo album conteneva il loro brano più amato (che da il titolo al film, “Bohemian Rhapsody“, composta interamente da Freddie Mercury e che insieme a “Love of my life” contribuirono alla definitiva consacrazione a livello mondiale dei Queen. Il disco vendette oltre sei milioni di copie e trasformò i quattro musicisti in vere e proprie rockstar. Gli aspetti più interessanti di questo tributo alla figura di Freddie Mercury sono la sua tormentata storia d’amore con Mary Austin, conosciuta quando il gruppo si chiama Smile e l’approfondimento della complessa e contradditoria personalità dell’estroso cantante: un uomo fragile e insicuro, la cui solitudine sentimentale lo portò verso una totale e sregolatezza tra la fine degli ’70 e i primi anni ’80. In questi anni quasi stordito dall’incredibile successo dei Queen, l’amatissimo front-man, vero padrone dei palchi di mezzo mondo organizzava delle feste pazzesche ed estreme nella sua grandiosa residenza londinese in cui le trasgressioni non avevano limiti. Proprio in questi anni Freddie Mercury contrasse il virus dell’hiv ma non se ne curò sino alla metà degli anni ’80. A differenza di quanto narrato nel film (si confidò con il gruppo poco prima del concerto di Live Aid del 1985), il cantante non disse nulla agli altri componenti dei Queen sino al 1989 quando era ormai evidente a tutti che il front-man era fisicamente debilitato ( non aveva fatto più concerti con il gruppo dal 1986). Nonostante i tipici limiti e difetti di tali celebrazioni “Bohemian Rhapsody” ha il merito di aver delineato con sufficiente chiarezza le chiavi di un successo così smisurato di una delle rock band più amate degli ultimi quarant’anni. I Queen nella figura eccessiva, eccentrica e barocca di Freddie Mercury godono tutt’ora di un seguito incredibile nonostante il loro simbolo sia morto da più di 27 anni.