Cinquant’anni fa usciva nelle sale di tutto il mondo il film che trasformò lo sconosciuto Dustin Hoffman in uno degli attori più popolari di sempre
di Alessandro Ceccarelli
Ci sono dei film che hanno segnato profondamente una generazione. Pellicole che hanno descritto con eleganza e grazie le ansie, le speranze e i turbamenti dei giovani degli anni ’60. Uno di questi è senza dubbio “Il laureato” di Mike Nichols uscito nelle sale statunitensi nel dicembre del 1967, quindi esattamente mezzo secolo fa. Fra i tanti meriti di questo film c’è da sottolineare la definitiva affermazione di Dustin Hoffman, allora trentenne e che sarebbe stato un assoluto protagonista nei decenni successivi del cinema Usa; la straordinaria colonna sonora di Paul Simon e Art Garfunkel e soprattutto la descrizione minuziosa, ironica e profonda dei giovani americani che per la prima volta entrarono in diretto conflitto con i genitori. Fu il primo aspro scontro generazionale.
Le premesse della “Nuova Hollywood”
Nella seconda metà degli anni ’60 la società americana fu scossa da una serie avvenimenti politici e sociali che cambiarono per sempre il volto di quel Paese. Gli orrori e i massacri della guerra in Vietnam, le violenze nelle grandi città americane da parte degli afroamericani che rivendicavano gli stessi diritti dei bianchi e l’esplosione dei figli dei fiori e in generale della controcultura che avrebbe avuto come acme i tre giorni di Woodstock nel 1969. Anche il cinema statunitense cominciò ad occuparsi di questi grandi cambiamenti. Autori come John Cassavetes, Arthur Penn, Milos Forman e Mike Nichols diedero voce a queste forti istanze generazionali. Film come “La Caccia” (1966), “Indovina chi viene a cena”(1967), “Gangster’s story” (1967), “Faces” (1968) e “La calda notte dell’ispettore Tibbs” (1967), portarono una ventata di novità nell’industria di Hollywood. Questi furono furono diretti da alcuni dei registi della cosiddetta “Nuova Hollywood” e che nel giro di pochi anni avrebbero visto come protagonisti i giovani Francis Ford Coppola, Martin Scorsese, Peter Bogdanovich, Michael Cimino e John Milius. “Il Laureato” di Mike Nichols fu probabilmente il film più acclamato tra il 1967 e il 1968. Costato appena tre milioni ne incasso in tutto il mondo circa 106 milioni di dollari. La pellicola si aggiudicò il Premio Oscar per la miglior regia, cinque Golden Globe e cinque Premi Bafta. Per Mike Nichols la scelta del cast non fu facile. Per la parte della signora Robinson furono contattate star come Lauren Bacall, Audrey Hepburn, Simon Signoret, Jean Simmons, Lana Turner, Angie Dickison, Sophia Loren e Shelley Winters. Tutte rifiutarono di interpretare una donna adulta che seduce un giovane laureato. Per la parte del protagonista Benjam Braddock furono presi in considerazione Robert Redford, Steve McQueen, Harrison Ford e George Hamilton. Alla fine il regista optò per Anne Bancroft nel ruolo della signora Robinson il quasi sconosciuto Dustin Hoffman nella parte di Braddock e Katherine Ross nei panni di Elaine Robinson.
Un classico che non invecchia mai
A distanza di cinquant’anni la visione de “Il Laureato” non delude, tutto funziona alla perfezione. Dalla sceneggiatura raffinata e ironica di Calder Willingham e Buck Henry, alla fotografia di Robert Surtees, al montaggio di Sam O’Steen sino alle indimenticabili musiche di Paul Simon e Art Garfunkel. La memorabile interpretazione del futuro divo Dustin Hoffman entrò definitivamente nell’immaginario collettivo nella scena finale in cui il giovane fugge con la bella figlia della perfida signora Robinson. A proposito di ricorrenze e compleanni c’è da ricordare che il prossimo 8 agosto il grande Dustin Hoffman spegnerà ben ottanta candeline.
Dustin Hoffman, un gigante della recitazione
Dustin Hoffman (Los Angeles, 1937) attore, produttore e regista è considerato uno degli attori più significativi e talentuosi emersi nel cinema statunitense degli ultimi cinquant’anni. Nel corso della sua lunga e prestigiosa carriera ha vinto due premi Oscar per “Kramer contro Kramer” (1979) per la regia di Robert Benton e per “Rain man” (1988) di Barry Levinson e numerosi riconoscimenti internazionali per il suo eclettismo e per il realismo dei suoi personaggi. Pochi altri suoi colleghi hanno esplorato a fondo il carattere dell’animo umano come quelli descritti dall’attore californiano. Dustin Hoffman è ricordato per capolavori come “Un uomo da marciapiede” (1969), “Il piccolo grande uomo” (1970), “Cane di Paglia” (1971), “Papillon” (1973), “Lenny” (1974), forse la sua interpretazione più intensa e straordinaria, “Tutti gli uomini del presidente” (1976), “Vigilato speciale”(1977) “Tootsie”(1982), “Dick Tracy” (1990), “Sleepers” (1996), “Sesso e potere” (1997) e “Profumo” (2006). Nel 2012 ha debutto come regista con il film “Quartet”. Dustin Hoffman ha collaborato con i più importanti registi come Mike Nichols, John Schlesinger, Arthur Penn, Sam Peckinpah, Pietro Germi, Franklin Schaffner, Bob Fosse, Alan Pakula, Michael Apted, Robert Benton, Sidney Pollack, Sidney Lumet, Steven Spielberg, Stephen Frears, Barry Levinson e Costa- Gravas.
Mike Nichols, un regista di talento
Mike Nichols, vero nome Michael Igor Peschkowsky (Berlino 1931, New York 2014)di origini ebraiche, era figlio di un intellettuale russo che conosceva Vladimir Vladimirovič Nabokov e Boris Pasternak. Nel 1935, con la promulgazione delle leggi razziali, dalla Germania la famiglia emigra a Chicago. Nel 1943 il padre muore in guerra e quindi, rimasto orfano a dodici anni, Mike Nichols s’industria a svolgere vari mestieri finché si trasferisce a New York dove entra nell’Actors Studio. In pieni anni cinquanta forma con Elaine May e altri un gruppo di cabaret e dirige delle commedie piene di critica e satira sociale a Broadway, tipici gli ingredienti di numerosi suoi film.
Approda al cinema a 35 anni dirigendo nel film “Chi ha paura di Virginia Woolf?” (1966) un'”invecchiata” (per esigenze di copione) Elizabeth Taylor, all’epoca una delle donne più belle del mondo, dopo aver chiesto a Marlene Dietrich. Il successivo film “Il laureato (1967)” sbancò ai botteghini vincendo un Oscar (proprio per la regia) e consacrò Dustin Hoffman. Dopo questo film si dedica all’antimilitarista “Comma 22” (1970) avvalendosi della presenza di Orson Welles, Anthony Perkins e Martin Balsam. Segue la difficile pellicola “Conoscenza carnale” (1971) con Jack Nicholsone Art Garfunkel, con cui girerà ancora “Due uomini e una dote” (1974) e “Wolf – La belva è fuori” (1994).
Nel 1984 dirige il film di impegno politico e civile, “Silkwood” con Meryl Streep nel ruolo di un’operaia che si batte per la salute dei propri colleghi all’interno di un impianto nucleare. Un altro grande successo si ripete con “Cartoline dall’inferno” (1990) in cui duettano due signore del cinema del calibro di Meryl Streep e Shirley MacLaine, dopodiché lavora con Harrison Ford in “A proposito di Henry” (1991), gira con Robin Williams “Piume di struzzo” (1996), remake del Vizietto di Molinaro; dona un rinnovato successo alla traballante carriera di John Travolta, presidente degli Stati Uniti d’America coinvolto in scandali sessuali con “I colori della vittoria” (1998) attorniato da Emma Thompson e Kathy Bates. Tra i suoi ultimi film, “Closer” (2004) e “La guerra di Charlie Wilson” (2007). È morto a New York il 19 novembre 2014, all’età di 83 anni, a seguito di un infarto.