A 45 anni dalla sua prima uscita, “Il cacciatore” di Michael Cimino torna al cinema. Appuntamento il 22, 23 e 24 gennaio: tre giorni per riscoprire uno dei film entrati nella storia o vederlo per la prima volta sul grande schermo. Capolavoro del cinema mondiale, il film con Robert De Niro e Christopher Walken torna nelle sale in versione restaurata in 4K. Mike (De Niro), Nick (Walken) e Steven (Savage) lavorano in un’acciaieria di Clayton, Pennsylvania, e nel tempo libero cacciano cervi. Quando Steven sta per sposarsi e gli amici vengono chiamati alle armi per prestare servizio in Vietnam, organizzano una festa combinata di matrimonio e addio. La guerra sarà per loro un’esperienza terribile. Riusciranno a fuggire, ma niente sarà più come prima. Inserito prima al 79° e poi al 53° posto nella classifica dei migliori film statunitensi di tutti i tempi dell’American Film Institute, vincitore di moltissimi riconoscimenti, tra cui 5 premi Oscar (Film, Regia, Suono, Montaggio, Attore non protagonista), “Il cacciatore” vanta un cast stellare: Robert De Niro, accompagnato da Christopher Walken, John Savage, John Cazale (nel suo ultimo ruolo) e Meryl Streep, che proprio con questo film inizia il suo lungo e ricco percorso di candidature all’Oscar. Racconto di formazione e di amicizia, un film potente e lucido che mostra la tragedia della guerra del Vietnam pur non essendo etichettabile come film di genere: alle immagini del conflitto Cimino predilige la metafora e lo sguardo sulla quotidianità dei suoi protagonisti e sulle conseguenze sconvolgenti della chiamata alle armi. Tre atti (prima, durante, dopo) per riflettere sul dolore causato da tutte le guerre, sulla solitudine di chi resta e di chi parte, sul vuoto lasciato da chi non torna, sulle lacrime di chi torna cambiato per sempre nell’anima e nel corpo. A detta di Cimino c’era solo la grande voglia di raccontare una storia di amicizia della working class americana, ma di fatto quest’opera, uscita nel 1978, a tre anni dalla fine della guerra persa con il Vietnam, risenti’ del clima di un’America che doveva ancora metabolizzare la sconfitta. La sequenza che entra di diritto nell’immaginario dello spettatore di questo film uscito quarantacinque anni fa è quella del volto indisponente e impassibile del boss vietnamita che conduce la roulette russa con i suoi ripetuti schiaffi uniti a sincopate minacce rivolti alle vittime di questo infernale gioco che vede a un certo punto contrapposti Mike (Robert De Niro) e Nick (Christopher Walken). Una scena su cui sono stati scritti fiumi di parole per la forza e la violenza delle immagini mostrate, mai viste prima di così crude, e per la valenza politica, voluta o involontaria, da parte del regista. Le pratiche di roulette russa tra i prigionieri dei Vietcong non hanno alcun fondamento storico, così quando nel 1979 il film approdò alla Berlinale molte delegazioni dei paesi socialisti, tra cui quella russa e cinese, ritirarono i propri film per protesta perché lo ritenevano fascista e razzista. E ancora sulla scena clou del film, sembra che Cimino avesse affidato il ruolo del perfido boss vietcong a un attore thailandese non professionista (il film è stato girato in Thailandia) scelto per il suo odio per gli americani, e avesse anche raccomandato all’attore di dare schiaffi veri per rendere tutto più realistico.