“E’ stata la mano di Dio”, Paolo Sorrentino torna con dolore alla sua amata Napoli

di Alessandro Ceccarelli

Il regista premio Oscar torna nella sua Napoli per raccontare i drammatici ricordi di quando all’età di 16 anni perse tragicamente i suoi amatissimi genitori. Questa volta il cineasta si libera (finalmente) dei troppi “orpelli” per descrivere una “dolorosa questione privata” che sconvolse la sua vita. Il folklore napoletano e il neo paganesimo per l’arrivo di Maradona è forse la parte migliore del film mentre le reiterate e irritanti citazioni a Fellini sono i momenti più deboli. Convincenti tutti gli attori che fanno da contorno all’alter ego Tony Servillo.

TRAMA

Fabietto Schisa vive un’adolescenza spensierata in compagnia dei genitori Saverio e Maria e dei fratelli Marchino e Daniela. Gli Schisa, circondati da una pletora di parenti e amici sui generis, sono molto uniti e nutrono un grande affetto reciproco, ma la loro serenità è guastata da alcuni eventi: la bella e spregiudicata Patrizia, sorella di Maria, viene picchiata dal marito Franco dopo avergli raccontato di un incontro miracoloso con San Gennaro e il Munaciello, dietro il quale si nasconderebbe la tendenza della donna a prostituirsi; Marchino, aspirante attore, viene bocciato a un provino col regista Federico Fellini; infine, Maria scopre di esser stata tradita da Saverio con una collega di lavoro dell’uomo, e lo caccia di casa in seguito a una furibonda lite. Nel mezzo di questi problemi viene a inserirsi un evento storico: il calciatore Diego Armando Maradona viene acquistato dal Napoli, di cui Fabietto è tifoso. La gioia e l’attesa per questa notizia coinvolge gli Schisa, i loro amici e l’intera Napoli, e per Fabietto, dotato di estrema sensibilità, diventa il baluardo emotivo a cui aggrapparsi per superare tutte le tristezze.
Saverio e Maria fanno pace e acquistano una villetta a Roccaraso dove passare le vacanze insieme alla famiglia. Un giorno propongono a Fabietto di seguirli là per un fine settimana in montagna, ma il ragazzo rifiuta poiché quella domenica si terrà la partita Napoli-Empoli, alla quale lui parteciperà per veder giocare il suo idolo Maradona. Quel giorno, Saverio e Maria muoiono a causa di una perdita di monossido di carbonio. La disgrazia getta nello sconforto e nel dolore i fratelli Schisa; Fabietto in particolare rimarrà segnato dal fatto che i medici gli impediscano di vedere i corpi dei genitori. Al tempo stesso, il ragazzo matura la consapevolezza che, se non fosse stato trattenuto a Napoli dalla partita, probabilmente sarebbe morto anche lui: è stato dunque Maradona a salvarlo.
Disorientato e senza punti di riferimento, Fabietto cerca di superare il lutto e trovare la sua strada. Consuma il suo primo rapporto sessuale con l’anziana baronessa Focale, stringe amicizia con il contrabbandiere Armando che lo porterà a scoprire il sottobosco della delinquenza napoletana; nel frattempo sogna di studiare cinematografia, rimanendo affascinato da una pellicola surreale del regista Antonio Capuano e dall’attrice sudamericana Yulia. Nel frattempo zia Patrizia viene ricoverata in un ospedale psichiatrico: quando il ragazzo si reca a trovarla, la donna gli rivela che dopo l’incontro con San Gennaro e il Munaciello era rimasta miracolosamente incinta, ma in seguito a nuove percosse da parte del marito aveva subito un aborto, e aveva chiesto di essere internata pur non essendo affatto pazza allo scopo di sfuggire a una vita che la opprimeva. Intanto Fabietto vede deteriorarsi anche il rapporto con Marchino, il quale reagisce al dolore evitando di preoccuparsi del futuro, e con Daniela, che gli rivela dell’esistenza di un fratellastro illegittimo avuto dal padre con la sua amante.
Durante uno spettacolo di Yulia, Fabietto vede intervenire lo stesso Antonio Capuano, che stronca ferocemente l’attrice evidenziandone tutti i difetti. Il ragazzo ha un lungo colloquio col regista, nel quale gli esprime la volontà di andare a Roma per studiare cinema; Capuano, tuttavia, comprende che questo sarebbe soltanto il suo tentativo di sfuggire al dolore, e gli rivela che il cinema non avrà mai il potere di guarirlo dal lutto; lo invita pertanto a “non disunirsi”, ossia a non fuggire da Napoli e dal suo passato, e gli propone di studiare cinema con lui per poter raccontare le molte storie che offre la città.
In seguito all’incontro col regista Fabietto comprende di non poter più resistere al dolore, e decide quindi di tener fede al proposito di recarsi a Roma. Lungo il tragitto in treno, in una stazione desolata, Fabietto vede apparire un Munaciello, che lo saluta con un sorriso benevolo.