di Alessandro Ceccarelli
Il 16 marzo del 2018 saranno saranno quarant’anni il tempo che ci separa da tale evento. In questo lasso di tempo si sono svolti invano cinque processi, il primo nel 1983 e l’ultimo nel 1999, non sono bastati per fare chiarezza sull’episodio più drammatico della nostra storia repubblicana. Dopo la morte dello statista democristiano l’Italia non fu più la stessa. Anche il Partito Comunista dopo l’assassinio del suo interlocutore preferito (per il compromesso storico, ndr), iniziò il suo lento e inesorabile declino. Le ultime rivelazioni di un ex ispettore di polizia oggi in pensione, tal Enrico Rossi, hanno scatenato i polemisti, i dietrologisti e i complottisti. Intanto il Procuratore Generale della Capitale, Luigi Ciampoli, ha chiesto gli atti dell’indagine alla Procura di piazzale Clodio per “le opportune valutazioni”.
Che cosa ha detto l’ex ispettore di polizia di così sconvolgente? In estrema sintesi, uomini dei servizi segreti (Sismi) quel giorno (16 marzo 1978) erano in via Fani, angolo via Stresa per “proteggere” il blitz dei nove brigatisti contro Aldo Moro e la sua scorta.
“Anche se la politica non vuole occuparsi del caso Moro, i suoi misteri sono destinati a rivelarsi nel corso del tempo. Le novità di oggi sono sconvolgenti e mettono a tacere i detrattori della nuova Commissione d’inchiesta. Il merito va a quel giornalismo d’inchiesta che sa muoversi con cautela, indipendenza e determinazione”. Lo afferma Gero Grassi, vicepresidente dei deputati del Pd, riguardo alle ultime rivelazioni di un ispettore di Polizia in pensione, Enrico Rossi, su una lettera anonima scritta dall’uomo che era sul sellino posteriore dell’Honda in via Fani quando fu rapito Moro. Nella missiva l’uomo sosteneva di essere alle dipendenze dell’ufficiale del Sismi che si trovava in via Fani all’ora del rapimento, e di avere avuto il compito di “proteggere le Brigate rosse da ogni disturbo”. “Ora – avverte Grassi, promotore della proposta di legge che istituisce l’organismo parlamentare di cui si attende l’approvazione al Senato- non si potrà più dire che l’agguato di Mario Fani fu il frutto della geometrica potenza delle Brigate Rosse che furono in realtà quantomeno osservate e tutelate nei loro propositi. Era del resto scritto negli atti della Magistratura che l’evento di via Fani non era riconducibile solo alle Brigate Rosse. Lo hanno dichiarato più volte Alberto Franceschini e la vedova del maresciallo Oreste Leonardi: i nodi critici della mattina del 16 marzo sono tutti inseriti nel dossier ‘Moro’ pubblicato dal Gruppo Pd della Camera che evidentemente aveva visto giusto”.
“A questo punto -conclude- abbiamo la responsabilità di raccogliere questa ed altre recenti novità e tentare di ricostruire una nuova versione dei fatti per capire chi ha tramato per ottenere la morte di Moro”.
Della necessità di una commissione d’inchiesta parla anche il deputato del Pd Davide Zoggia: “Quello che sta emergendo in queste ore, in merito al rapimento e all’uccisione di Moro e della sua scorta, dimostra l’assoluta necessità della costituzione di una Commissione d’inchiesta, come già deliberato dalla Camera. Ora si tratta di accelerare perché anche il Senato la approvi, cosicché si possa partire immediatamente per contribuire a fare chiarezza su uno dei casi che ha cambiato la storia del Paese”.
Stessa linea quella del senatore Andrea Marcucci (Pd), presidente della commissione Cultura a Palazzo Madama: “Le rivelazioni di queste ore sulle presenze in via Fani durante il rapimento di Aldo Moro confermano la assoluta necessità di ricostituire una Commissione di inchiesta parlamentare. Dopo il via libera della Camera, il Pd chiederà una rapida approvazione anche in Senato. A distanza di quasi quattro decenni a forse è più facile arrivare alla verità oggi, in un contesto nazionale ed internazionale completamente cambiato”. Io non ne sono così sicuro, anzi…..