Musica: vent’anni fa il capolavoro “Ok computer” dei Radiohead

La copertina di “Ok computer” pubblicato il 21 maggio del 1997

“OK Computer” è la descrizione sonora di una società computerizzata al servizio della produzione e del profitto

 

“La cosa più difficile da fare per chi fa un lavoro come il nostro è essere coerente. Nella storia dei Radiohead, ogni disco rappresenta un’impresa. Per costruire e andare avanti, abbiamo ogni volta demolito tutto quello che avevamo fatto fino a quel momento. Il processo creativo è sempre stato penoso, tormentato, laborioso. Le case discografiche ormai da anni pensano solo a breve scadenza, questo ha ucciso l’industria, insieme a una totale mancanza di tolleranza e di rispetto per il lavoro e la crescita dell’artista”

(Thom Yorke)

 

di Alessandro Ceccarelli

Sono passati poco più di vent’anni (il disco uscì il 21 maggio del 1997), eppure sembra ieri. Se a distanza di due decenni ascoltiamo questo sorprendente album rimaniamo ancora stupiti, colpiti da tanta creatività dei testi, dall’originalità dei suoni, dall’eleganza degli arrangiamenti e della voce melanconica di Thom Yorke. La band britannica dei Radiohead all’epoca aveva all’attivo due soli album (Pablo Honey e The Bends) ma già si era costruita un certo seguito come uno dei gruppi più promettenti degli anni ’90. La line-up sin dall’inizio era formata da Thom Yorke alla voce solista, chitarre e piano, Joonny Greenwood alle chitarre, tastiere, sintetizzatori, Ed O’Brien alla chitarra solista e percussioni, Colin Greenwood al basso, alle tastiere elettroniche e alle percussioni e Philip Selway alla batteria.

Con “The Bends” pubblicato nel 1995 i Radiohead raggiunsero finalmente un notevole successo di pubblico e di critica (9 dischi di platino) anche se la loro musica e il loro sound erano piuttosto in linea con le band degli anni ’90. Nulla sembrava far presagire il repentino e drastico mutamento con il successivo “Ok Computer”, l’album che avrebbe cambiato le scelte del gruppo inglese e che sarebbe rimasto ancora oggi un album importante, ambizioso, creativo: insomma un vero e proprio capolavoro. Soprattutto il cantante e compositore Thom Yorke voleva cambiare. Raggiunto il successo era desideroso di non ripetersi e di non arrendersi alle logiche del mercato. Voleva comporre nuova musica con brani più lunghi, una sorta di concept album incentrato sulla fantascienza, sull’era di internet e dei computer e della conseguente alienazione dell’uomo, sempre più solo in un mondo invece sempre più unito e interconnesso.

La ricerca di nuove sonorità, più congeniali allo spirito del gruppo, e l’uso massiccio dei sintetizzatori analogici e polifonici, costituì il trampolino di lancio per il definitivo successo di “OK Computer”. Con l’aiuto del produttore ed ingegnere del suono Nigel Godrich, che aveva lavorato con loro per “Lucky e Talk Show Host”, i Radiohead per la prima volta si occuparono anche della produzione del loro terzo album, iniziando a comporre i nuovi brani all’inizio del 1996. Le registrazioni presero avvio nel luglio del 1996 alla Fruit Farm (un deposito di mele, situato nella campagna attorno a Didcot nell’Oxfordshire) in cui Godrich allestì il Canned Applause Mobile Studio. A questa sessione appartengono “Subterranean Homesick”, “Alien, Electioneering”, “The Tourist” e “No Surprises”.

Rispetto ai due album precedenti emerge prepotentemente l’ambizione del gruppo britannico di allargare ed espandere i propri orizzonti musicali e perfezionare ulteriormente gli arrangiamenti divenuti sempre più complessi per l’aumento degli strumenti elettronici e delle tastiere. Le composizioni assumono una struttura più articolata e di non facile ascolto. Se nella prima parte della loro carriera i Radiohead erano stati influenzati in parte dalle band del periodo new romantic come gli Ultravox, Simple Minds e Depeche Mode, con “Ok computer” le ambizioni dei cinque giovani dell’Oxfordshire giunsero a lambire la ricerca elettronica dei Tangerine Dream, dei Kraftwerk e di Brian Eno. Per la prima volta i Radiohead provarono ad oltrepassare i rigidi canoni della forma canzone e in composizioni come “Paranoid android” (ripresa anche dal pianista jazz Brad Mehldau), mettono in mostra tutto il loro talento e la loro originalità portata ancora più avanti nel successivo “Kid A”. “Ok Computer” fu pubblicato il 21 maggio del 1997 e fu un grande successo di pubblico e di critica. Raggiunse il primo posto in Gran Bretagna, Nuova Zelanda e Belgio, il secondo posto in Canada, il terzo posto in Francia e Svezia. Le vendite complessive ammontano a quasi dieci milioni di copie in tutto il mondo.

I Radiohead in concerto

 

FORMAZIONE:

Thom Yorke: voce principale, chitarra acustica, chitarra elettrica ritmica, pianoforte, piano elettrico fender rhodes.

Colin Greenwood: basso elettrico, sintetizzatore basso, percussioni.

Jonny Greenwood: chitarra elettrica, sintetizzatori analogici, campionatori, mellotron, glockenspiel, onde martenot, arrangiamenti archi.

Ed O’Brien: Chitarra elettrica solista, percussioni, cori.

Phil Selway: batteria, percussioni.

Testo del brano “Airbag”

Nella prossima guerra mondiale
In un dinosauro della strada col coltello a serramanico
Rinasco
Nell’insegna al neon
Che lampeggia
Rinasco

Nell’esplosione di una stella
Sono tornato per salvare l’universo

Nel sonno profondissimo dell’innocente
Rinasco

In una veloce macchina tedesca
Mi sorprendo di essere vivo
Un airbag mi ha salvato la vita

Nell’esplosione di una stella
Sono tornato per salvare l’universo

Nell’esplosione di una stella
Sono tornato per salvare l’universo

Nell’esplosione di una stella
Sono tornato per salvare l’universo

 

LA CRITICA

“La svolta è del 1997: esce Ok Computer, destinato ad essere annoverato tra i capolavori degli anni Novanta. E’ un album rock visionario e psichedelico, dedicato alla fantascienza. Un lavoro in cui svettano brani melodici di grande impatto emotivo (“Karma Police”, “Exit music”, “Lucky”), ma anche un singolo dichiaratamente anti-commerciale come “Paranoid Android”: una suite di 7 minuti, con un videoclip alienato e completamente sganciato dalla musica. Pervaso da una malinconia di fondo e da una musica altamente suggestiva, fusione ideale di quelle correnti noise, elettronica e pop-rock che avevano attraversato il decennio, il lavoro dei cinque ragazzi di Oxford risulta molto diretto, toccante, riesce a colpire al cuore l’ascoltatore.
Che la musica sia cambiata davvero lo si capisce fin dall’iniziale “Airbag”, curioso ringraziamento alle nuove tecnologie (“An airbag saved my life”): una partenza bruciante con un riff di chitarra tagliente che si dissolve nello straordinario falsetto di Yorke, perfetto interprete vocale delle ansie dell’uomo del Duemila. Poi, “Paranoid Android”, magnifica suite da oltre sei minuti che la band scelse, in piena coerenza anticommerciale, come singolo d’apertura. Attraverso il perfetto uso di effetti “speciali” che accompagnano le disperate richieste di Yorke (“Per favore, potreste smettere di fare rumore? Sto cercando di dimenticare”), la chitarra di Johnny Greenwood traccia un assolo stupendo, che segna l’accelerazione progressiva ma graduale del pezzo. Infine, come nei migliori Pink Floyd, vengono ripescate e accennate tutte le melodie che fino a quel momento erano state tracciate, per l’esplosione finale.
Ancora giocata sul concetto di alienazione, dopo qualche secondo di tregua, attacca subito “Subterranean Homesick Alien”, che richiama nel nome un vecchio successo di Bob Dylan(“Subterranean Homesick Blues”). Dolce e malinconica melodia arpeggiata, con le chitarre in sottofondo che preludono in modo inequivocabile a quello che accadrà dopo. La traccia successiva, infatti, è uno dei momenti massimi del lavoro. Partendo da un semplice, lento, ossessivo accordo di chitarra acustica, “Exit Music (For A Film)” racchiude in sé la melodia tristissima di Yorke, che declama una vera e propria poesia, culminante nella voce tremolante dell’ultimo verso (“we hope that you choke”). Una delle canzoni più belle e più tristi degli anni Novanta, che rivela la passione di Yorke e compagni per le sonorità desolate dei Joy Division”. (Ondarock)

 

“Ok Computer esce il 21 maggio 1997 e cambia per sempre la storia dei Radiohead. Il primo singolo Paranoid Androidraccoglie perfettamente l’ambizione e la ricerca stilistica della band: un brano di sei minuti e ventiquattro secondi, una suite influenzata da Happiness Is A Warm Gun dei Beatles e composta da quattro sezioni, con cambi di tonalità e di tempi (si passa da un regolare 4/4 ad un meno ortodosso 7/8). Uno dei vertici più alti raggiunti dai Radiohead, in cui il caos è sotto controllo: il giro di accordi della chitarra acustica sorretta dall’elettrica e dal pianoforte, batteria e basso amalgamati alla perfezione e la voce di Thom Yorke espressiva e capace di dar corpo a pensieri di profonda alienazione. Il disco si apre con uno dei riff di chitarra più famosi degli anni Novanta: Airbag è ispirata ad un incidente in auto in cui è rimasto coinvolto lo stesso Thom Yorke. Compare per la prima volta un elemento che sarà fondamentale da qui in poi, ovvero quel “rumore” di cui si accennava all’inizio e che caratterizzerà tutti i dischi successivi. In OK Computer ci sono radio a transistor, rumori di sottofondo, una batteria tagliata e rimontata (come in Airbag). Il terzo disco dei Radioheadpresenta influenze disparate, come Bitches Brew di Miles Davis(Subterranean Homesick Alien, con riferimento al brano di Dylan, Subterranean Homesick Blues) o Ennio Morricone (Exit Music, che parla di due innamorati che vanno incontro alla morte, «Now we are one in everlasting peace/We hope that you chocke»). Let Down (piccolo gioiello di scrittura in cui Jonny Greenwood alla chitarra suona un 5/4 mentre i suoi colleghi sono alle prese con un 4/4) esprime un senso di delicatezza, Electioneering è un garage rock e un’invettiva politica, mentre Climbing Up The Walls è un brano che mette i brividi, col synth bass profondo e un clima asfissiante che fanno da contorno a frasi inquietanti su violenze domestiche, crani spappolati, persone che invitano al silenzio, in un’atmosfera sinistra che si cristallizza nel verso: »metti al sicuro i ragazzi stasera e richiudi gli occhi nell’armadio». (Sentireascoltare.com)