Musica: Franco Battiato, sperimentazione e spiritualità

La copertina dell’album “Sulle corte di Aries” di Franco Battiato

Nel 1973 usciva “Sulle corde di aries”, l’album più maturo della fase sperimentale del compositore siciliano

 

di Alessandro Ceccarelli

“La sera insegna ad attendere il giorno, che arriva come sempre, a chiudere i passaggi della notte….E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”. “Vivere non è difficile potendo poi rinascere cambierei molte cose, un po’ di leggerezza e di stupidità. “E poi cultura è una parola difficile da interpretare. Siamo uno di quei Paesi che ha pensato solo a rubare. ”  “Arrivai a Milano a 19 anni. Allora era una città di nebbia, e mi sono trovato benissimo. Mettevo a frutto la mia poca conoscenza della chitarra in un cabaret, il Club 64, dove c’erano Paolo Poli, Enzo Jannacci, Lino Toffolo, Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto, Felice Andreasi, Bruno Lauzi. Io aprivo lo spettacolo con due o tre canzoni siciliane: musica pseudobarocca, fintoetnica. Nel pubblico c’era Giorgio Gaber che mi disse: vienimi a trovare. Andai il giorno dopo. Diventammo amici anche con Ombretta Colli, fui io a convincerla a cantare”.

(Franco Battiato)

Un percorso concettuale e musicale unico

Da quasi mezzo secolo la carriera di Franco Battiato è stata sempre all’insegna della ricerca, della sperimentazione e della fusione tra i più disparati linguaggi musicali. Attivo dalla seconda metà degli anni ’60 come autore di canzoni per artisti di musica leggera, si è poi imposto come compositore di musica elettronica e prima di raggiungere il grande successo con “La voce del padrone”, si cimentò anche con la musica classica contemporanea pubblicando dischi come “Juke Box” e “L’Egitto prima delle sabbie” che vinse addirittura il Premio Stockhausen.

Nel corso degli ultimi tre decenni Battiato ha alternato raffinate produzioni pop, opere ‘colte’, colonne sonore e originali cover di artisti italiani e stranieri. Il percorso artistico, concettuale e spirituale del compositore catanese è senza precedenti nel panorama musicale italiano ed è tra i più significativi a livello europeo. E’ stato il primo musicista occidentale ad esibirsi in Iraq il 4 dicembre del 1992. Oltre alla musica, anche i testi riflettono i suoi molteplici interessi, tra i quali l’esoterismo, la teoretica filosofica, la mistica sufi e la meditazione orientale.

 

Franco battiato alla tastiere elettroniche durante un concerto per il lancio di “Sulle Corde di Aries”

“Sulle corde di Aries”, introspezione musicale

All’inizio degli anni ’70, il giovane Franco Battiato, alla perenne ricerca di una propria e originale identità musicale, dopo aver ottenuto un discreto successo come autore di canzoni pop melodiche, stupì il mercato discografico con “Fetus” e “Pollution”, due album che fecero di lui l’esponente di punta dell’avanguardia elettronica e della musica sperimentale.

Il musicista siciliano aveva studiato la musica di Brian Eno, dei Tangerine Dream, dei Magma e quella di John Cale. I suoi primi dischi erano la risposta italiana a quella cultura europea che aveva rivoluzionato il linguaggio sonoro con l’impiego di strumenti elettronici come i sintetizzatori e i sequencer. Con il successivo “Sulle corde di Aries”, le ambizioni di Battiato aumentano in maniera esponenziale. Il tastierista siciliano si avvicinò addirittura a Karl Heinz Stockhausen, uno dei più importanti compositori del XX secolo, maestro assoluto dell’avanguardia elettronica e della musica concreta.

Battiato si converte a una forma d’avanguardia persino più intellettuale e intimista. Convergono in questo nuovo Lp la sperimentazione ripetitiva (minimalismo), un’elettronica alquanto sofisticata e una particolare forma di musica acustica che si rifà ampiamente alla tradizione araba. L’artista, continuando il suo percorso di incessante sperimentatore, priva l’album dei classici strumenti rock quali chitarre, bassi e batteria in favore di fiati, oboe, violoncello, mandola, calimba e piano preparato. Nel disco è presente anche l’Orchestra di fiato del Conservatorio di Milano.

Franco Battiato suona i sintetizzatori analogici Vcs-3, sequencer e il pianoforte preparato, Gianni Mocchetti la chitarra acustica e la mandola, Gianfranco D’Adda le percussioni, Gianni Bedori il sax tenore, Marti Jane Robertson il violoncello, Daniele Cavallanti il clarino e il sax soprano, Gaetano Galli l’oboe, Rossella Conz e Jutta Nienhaus voci soprano. Nelle quattro tracce spicca la suite “Sequenze e frequenze” in cui Battiato mette in mostra la sua completa maturazione come compositore, musicista colto e raffinato arrangiatore. Strumenti elettronici e acustici convivono perfettamente in una musica perennemente sospesa, a tratti ipnotica, a tratti minimalista con le tipiche sonorità dello sperimentalismo della scuola tedesca. A 44 anni dalla sua pubblicazione, “Sulle corde di Aries” rimane uno dei dischi più originali e innovativi della musica italiana, scritto e musicato da un artista tra i più importanti e colti del vecchio continente.

 

Battiato in concerto in una foto di Dino Fracchia

 

IL SINTETIZZATORE EMS VCS-3

Il VCS3 è stato il primo sintetizzatore “portatile” disponibile in commercio, in quanto i precedenti sintetizzatori (noti quelli prodotti da Moog Music, ARP Instruments e Buchla) venivano costruiti per l’utilizzo in studio e presentavano dimensioni alquanto proibitive. A contribuire alla sua diffusione è stato inoltre il prezzo di lancio: meno di 1000 sterline in Gran Bretagna. Inizialmente non nutriva di grande considerazione nel suo utilizzo come strumento melodico (a causa delle sue regolazioni considerate inaffidabili). Si è invece imposto come un generatore di effetti elettronici estremamente versatile.
Il VCS3, che utilizza la sintesi sottrattiva, possiede tre VCO (oscillatori controllati in tensione: l’aumento o la diminuzione della tensione in ingresso determina un aumento o una diminuzione della frequenza emessa), un generatore di rumore (bianco o rosa), due VCA (amplificatori controllati in tensione: l’aumento della tensione provoca un aumento dell’ampiezza del segnale visibile all’oscilloscopio), un modulatore ad anello (genera le frequenze somma e differenza dei due segnali in ingresso), due VCF (Voltage Controlled Filter) (filtro passa-basso controllato in tensione: la modifica della tensione di controllo cambia la frequenza di applicazione del filtro), un generatore inviluppo ADSR (genera un’onda singola dalla forma editabile che tipicamente viene utilizzato per regolare la velocità di attacco e rilascio del suono), un controller a Joystick, un riverbero controllato in tensione (era l’unico apparecchio esistente ad avere un riverbero controllato in tensione), e due amplificatori d’uscita stereo.
A differenza della maggior parte dei sintetizzatori modulari, che usano un cablaggio esterno per collegare i vari componenti del sistema, il VCS3 utilizza un sistema di puntine (pins) ad incastro per connettere tra loro i componenti, caratteristica tipica degli strumenti EMS.
Nel 1971 la EMS rilasciò una nuova versione del VCS3, il Synthi A, che a differenza dell’originale era montato su un telaio di masonite. Il VCS3 fu largamente usato dai gruppi appartenenti al progressive rock, tra i quali Hawkwind, Brian Eno (con i Roxy Music), The Who, Area – International POPular group, Todd Rundgren, Kraftwerk, Tangerine Dream, Klaus Schulze e Pink Floyd negli album Wish You Were Here e The Dark Side of the Moon (anche se nel famoso brano On the Run di quest’ultimo venne in realtà utilizzato un Synthi AKS). Altro musicista che ha fatto largo uso del VCS3 è Jean Michel Jarre: tra i pochi strumenti con cui venne composto l’album Oxygène, figura il VCS3, utilizzato in particolare, per stessa dichiarazione di Jarre, al fine di creare suoni “caldi” ed “eterei”.
Tra i primi a utilizzarlo in Italia furono Piero Umiliani per gli album Synthi Time del 1971, seguito da Switched on Naples del 1972 e Franco Battiato per l’album Fetus (1972). Lucio Battisti ha costruito sui suoni del VCS3 l’intero album Anima latina del 1974, applicandolo anche a chitarra e voce. Nell’album, infatti, a livello sonoro è evidente l’influenza dei Pink Floyd e dei Tangerine Dream.

Il sintetizzatore analogico Ems Vcs3

DISCOGRAFIA

ALBUM IN STUDIO

1972 – Fetus (Bla Bla)
1972 – Pollution (Bla Bla) – numero 10
1973 – Sulle corde di Aries (Bla Bla)
1974 – Clic (Bla Bla)
1975 – M.elle le “Gladiator” (Bla Bla)
1977 – Battiato (Dischi Ricordi)
1978 – Juke Box (Dischi Ricordi)
1978 – L’Egitto prima delle sabbie (Dischi Ricordi)
1979 – L’era del cinghiale bianco (EMI Italiana)
1980 – Patriots (EMI Italiana) – numero 30
1981 – La voce del padrone (EMI Italiana)[1] – numero 1 (18 settimane)
1982 – L’arca di Noè (EMI Italiana) – numero 1 (4 settimane)
1983 – Orizzonti perduti (EMI Italiana) – numero 4
1985 – Mondi lontanissimi (EMI Italiana) – numero 5
1988 – Fisiognomica (EMI Italiana) – numero 1
1991 – Come un cammello in una grondaia (EMI Italiana) – numero 10
1993 – Caffè de la Paix (EMI Italiana) – numero 3
1995 – L’ombrello e la macchina da cucire (EMI Italiana) – numero 5
1996 – L’imboscata (Polygram) – numero 2
1998 – Gommalacca (Polygram) – numero 1 (1 settimana)
1999 – Fleurs (cover + inediti) (Mercury Records) – numero 4
2001 – Ferro battuto (Sony Music) – numero 2
2002 – Fleurs 3 (cover + inediti) (Sony Music) – numero 1 (1 settimana)
2004 – Dieci stratagemmi (Sony Music) – numero 1 (1 settimana)
2007 – Il vuoto (Universal) – numero 1 (1 settimana)
2008 – Fleurs 2 (cover + inediti) (Mercury Records) – numero 4
2009 – Inneres Auge – Il tutto è più della somma delle sue parti (nuove versioni + cover + inediti) (Universal) – numero 5
2012 – Apriti sesamo (Universal) – numero 1 (2 settimane)
2014 – Joe Patti’s experimental group (Universal) – numero 5

ALBUM DAL VIVO

1989 – Giubbe rosse (con inediti) (EMI Italiana)[2] – numero 10
1994 – Unprotected (EMI Italiana)
1997 – Battiato Live Collection (EMI Italiana)
2003 – Last Summer Dance (Sony Music) – numero 9
2005 – Un soffio al cuore di natura elettrica (Columbia)
2013 – Del suo veloce volo,(Universal) – numero 7
2016 – Live in Roma, con Alice (Universal)

MUSICA CLASSICA

1987 – Genesi
1992 – Gilgamesh (opera lirica)
1993 – Messa arcaica
1994 – Il cavaliere dell’intelletto
2011 – Telesio (opera lirica)

ANTOLOGIE

1976 – Feed Back (Bla Bla)
1982 – Franco Battiato (SuperStar) (con inediti) (Polygram)
1986 – Battiato (EMI Italiana)
1996 – Battiato Studio Collection (EMI Italiana) – numero 11
1996 – Shadow, Light (Hemisphere)
2000 – La cura. Le canzoni più belle (raccolta di canzoni e di cover) (Universal)
2001 – Introspettiva (EMI Italiana)
2002 – La convenzione (raccolta di brani del periodo sperimentale – con Juri Camisasca e gli Osage Tribe) (Azzurra)
2003 – Le stagioni del nostro amore (raccolta che include anche i primissimi singoli della fine degli anni sessanta) (Universal)
2004 – The Platinum Collection (EMI Italiana)
2005 – Studio Collection (riedizione) (EMI Italiana)
2006 – The Platinum Collection 2 (EMI ITaliana)
2007 – Frequenze e Dissolvenze (best studio + best live + DVD Dal Cinghiale Al Cammello + DVD Concerto di Baghdad) (EMI Italiana)
2007 – The best of Platinum Collection (EMI Italiana)
2010 – Sigillo d’autore – Best Studio & Live (Box) (Sony Music Italia)
2010 – Povera Patria (versione antologica in italiano e spagnolo) (EMI Italiana)
2015 – Anthology – Le nostre anime (Universal)

HANNO DETTO DI FRANCO BATTIATO

«È un autore di canzoni. Canzoni popolari, non c’è dubbio, ma anche brani raffinati e particolari, così come brani destinati al divertimento e alla leggerezza. Lui, l’arte della canzonetta la conosce bene»
(Ernesto Assante)

«Battiato sta alla canzone italiana come la geometria non-euclidea sta a quella euclidea. La sua musica prende forma su un piano parallelo, vive per suoi motivi che spesso “assomigliano” soltanto a quelli del resto dell’universo canzone. Se la canzone fosse un triangolo, Battiato ne sarebbe il quarto angolo; se la canzone fosse un quadrato, Battiato sarebbe un ipercubo. Se infine la canzone fosse una retta, Battiato sarebbe un punto, immobile, indifferente, equidistante»
(Gino Castaldo)

«È sempre stato inclassificabile, nei ’70 entrava in scena, accendeva uno stereo con musica assurda e se ne andava. Il pubblico lo rincorreva inferocito»
(Riccardo Bertoncelli)

«Fa esattamente l’opposto rispetto a quello che uno si aspetta. Il bello è che spesso ci azzecca. Voglio dire, era un mago dell’avanguardia ai tempi di Pollution, e s’inventò una nuova via al pop con Patriots e succedanei. Poi si buttò a capofitto nelle fumisterie filosofico-orientaleggianti, e lì era facile immaginarsi un tonfo: invece scrisse La cura, che è un capolavoro. E parecchie altre cose belle. Adesso è un bel po’ che non ha più voglia, di fare canzoni e concerti, intendo: si vede chiaramente, gli interessano di più cinema e pittura. E i suoi dischi, al primo ascolto, suonano d’inutilità profonda. Però, passa il tempo – ne deve passare, sì – e li rivaluti»
(Gabriele Ferraris)

ABITUDINI

Franco Battiato abita a Milo sulle pendici dell’Etna. Ogni giorno si sveglia alle 5.30 e ascolta musica classica. Alle 7 si alza, si lava, medita per mezz’ora, quarantacinque minuti, fa colazione e verso le 8 comincia a lavorare o a leggere. La tv solo di sera: «Vedo il telegiornale, poi eventualmente un film ma soprattutto guardo sul satellite i programmi di classica o i concerti sinfonici. Mi diverto anche con le barzellette. Sono un grande narratore e ascoltatore di burle». Vegetariano, in casa ha un gatto di nome Clemente ed è «ben curato» da tre persone: «Sono fissi da quindici anni e ci siamo affezionati».