Letteratura, parla Stefania Origlia: ““Attraverso la scrittura faccio della mia incompiutezza una cosa di senso compiuto”

Intervista alla scrittrice romana che ha creato il suo blog letterario: https://steory.wixsite.com/stephaniesays/

di Alessandro Ceccarelli

Il mestiere di scrivere da sempre è una delle professioni più sognate e ambite da tanti giovani e meno giovani scrittori. Sia il cinema che la musica hanno spesso raccontato le storie di chi ha cercato di mettersi in gioco in prima persona con le parole per cercare di ‘partorire’ un racconto o un romanzo. Poi c’è sempre stata la dura e cruda realtà. Anche molti scrittori che sono diventati celebri e amati in tutto il mondo hanno non poco faticato prima di raggiungere il successo. Lo stesso vale anche per l’attuale panorama letterario italiano. La grande sfida per un aspirante romanziere è sempre la stessa: la ricerca del talento, ovvero scrivere bene e l’idea di una storia originale che possa interessare magari qualche casa editrice. Nel variegato ‘oceano’ di aspiranti scrittori della Capitale c’è una donna che ha tutte le carte in regola per poter ‘vivere’ di storie. Si chiama Stefania Origlia, romana, classe 1972.
Come lei stessa ama ricordare è cresciuta in una casa piena di libri (il padre era un libraio) ed è sempre stata un’ottima studentessa. Poi ha conosciuto il periodo della ribellione con il relativo ‘vagabondaggio’ universitario passando dalla Facoltà di Lettere a quella di Sociologia, approdando, alla fine a quella di Scienze della Comunicazione.  E’ stata una copywriter presso varie agenzie pubblicitarie e la voce è un altro talento che le è sempre stato riconosciuto ma che non ha mai sfruttato appieno come avrebbe potuto.
Dal doppiaggio al canto, fino a maturare l’idea di proporsi anche come “lettrice” di audiolibri (opportunità che a lei piacerebbe approfondire e che prenderebbe in considerazione),
oggi lavora per una grande azienda e ha due figli.  Il ‘fuoco sacro’ della scrittura, però, non si è mai spento. Dalla poesia, ad un romanzo giovanile che ha poi cestinato, ha iniziato a scrivere racconti brevi e poi storie di più ampio respiro.  Nel suo blog ci sono le sue creazioni.  “La pagine strappata di Carver” è il suo primo esperimento letterario. Lei stessa scrive: -“La pagina strappata di Carver” è un progetto che nasce dalla mia passione per la scrittura e la poesia.  È una sfida alla mia incompiutezza ma anche alla distrazione, alla discontinuità, ai facili entusiasmi, nei quali capita di inciampare. Spero di farne materia prima utile, farne argilla da lavorare, vaso che possa contenere. E contenermi”-. Abbiamo conversato telefonicamente con Stefania per conoscere la sua passione e la sua persona.
Quando hai sentito il bisogno o l’urgenza di scrivere. In quale momento della tua vita hai preso carta e penna?
R: Credo si possa risalire certamente intorno ai 10 anni. Poesie. Scrivevo molte poesie. Ero una bambina molto riflessiva ma anche con un lieve desiderio di protagonismo.
Ero molto piccola quando leggevo i programmi della TV ad alta voce davanti i miei nonni, ogni pomeriggio, come una vera presentatrice. Ero già un bel personaggio all’epoca.
All’epoca quali erano i poeti che ti piacevano e che hanno influenzato? Cosa leggevi in quel periodo?
R: A 10 anni non avevo idea di cosa fossero i poeti. La mia poetica era pura e istintiva.
Poi nel periodo spinoso dell’adolescenza ho amato, come la maggior parte dei miei coetanei, i poeti maledetti e nello specifico certe letture ostiche di Verlaine e Rimbaud che probabilmente neanche compresi appieno.  Ma la poesia è “sentire” più che capire. E questa sensibilità si è andata via via affinando nel tempo.
Chi è stata la prima persona che ha notato il tuo talento?
R: Non saprei rispondere con certezza. Immagino che l’account manager che mi ha “suggerita” come copywriter junior presso una importante agenzia pubblicitaria internazionale, pur masticando io pochissimo inglese e non avessi alcuna esperienza, abbia avuto la sua influenza. Ottenni una borsa di studio del tutto inaspettatamente.
Ho sempre avuto una spiccata dialettica e sono sempre stata spigliata in ogni contesto e l’aria da più brava della classe. Ma non era così.  Ero creativa più che brava. Sapevo scrivere. E farlo “su commissione” per quanto invalidante sotto certi aspetti, è una palestra magnifica.  Oggi so maneggiare l’ironia e le parole, i moti dell’anima e la grammatica. E cerco di essere il più possibile “pulita” in quello che scrivo.
Quando hai deciso di avere un tuo blog letterario?
R:Il blog è una creazione recente ed è la confessione a me stessa dei miei limiti ma allo stesso modo anche il vaso in cui versare il mio presunto talento, le mie capacità,
le mie intuizioni e principalmente tutto quello che sento e che ho necessità di mettere su carta per tenerlo a mente, per ricordarmi anche di cosa sono capace.
Perchè lo hai chiamato “La pagina strappata di Carver”?
R: Per il motivo sopracitato. È un vezzo già farmi chiamare scrittrice, mi fa sorridere. Non lo sono. Non ancora, certamente. Sono una donna che scrive, per il momento.
Carver è un autore che mi ha sempre affascinato. Ecco, essere il foglio di prova di un capolavoro, anche se è quello che per qualche motivo verrà scartato, mi sembra già un enorme dono.  Non è nella perfezione che c’è il raggiungimento della bellezza. Anche una pagina strappata, può contenere in sé un enorme valore.
Raymond Carver è considerato il capostipite del minimalismo letterario americano. Cosa ti piace della sua prosa e della sua opera?
R: La scrittura asciutta e pulita. La mia più grande ambizione.
Leggo nel tuo blog “Attraverso la scrittura faccio della mia incompiutezza una cosa di senso compiuto. Cosa vuoi dire esattamente?
R: Hai presente quando sai fare un mucchio di cose ma non puoi per questo definirti in senso assoluto? È esattamente questo.  Sono consapevole di poter essere assolutamente brillante sotto molti aspetti ma alle volte assolutamente inconcludente.  Conosco un mucchio di persone assolutamente di poco spessore che però hanno una disciplina ferrea che li fa in qualche modo avanzare. Ecco, sto lavorando su quello.
Di cosa parlano i tuoi racconti? Quali tematiche preferisci affrontare?
R: La mia scrittura sostanzialmente è divisa in due filoni che all’occorrenza si mescolano tra loro.  Ho una vena assolutamente intimistica e poetica e un’altra più caustica, ironica, cinica.
Ma il cinismo che piace a me è quello che svela le nostre miserie e le nostre debolezze sempre con un occhio di riguardo. Con un sorriso.  Non amo l’abbruttimento fine a sé stesso. Lo trovo stucchevole e il più delle volte ingiustificato.  I miei racconti e comunque sia ogni forma di mio componimento certamente è portatore ora di una, ora dell’altra componente.
Tra i racconti che hai pubblicato sul tuo blog, c’è uno a cui sei particolarmente legata?
R: “No. Vado via.” mi è piaciuto scriverlo. Il racconto riguarda la relazione che è intercorsa tra due donne.  Eterosessuali entrambe, una più grande dell’altra e con un matrimonio alle spalle.  L’attrazione, che si sprigiona del tutto naturalmente e che le due donne assecondano, dimostra come sia possibile ad un certo punto del nostro percorso avere delle percezioni e delle pulsioni che non rispondono esattamente a quello che credevamo. È principalmente la storia di una scoperta. Anche erotica e sessuale, dunque.
Nei tuoi racconti, come fanno molti scrittori, c’è in parte il tuo vissuto? Le tue esperienze?
R: Secondo me questa storia che gli scrittori mettano elementi del loro privato nelle loro creazioni letterarie è un po’ un luogo comune.  Gli scrittori sono dei grandi bugiardi, spesso, o dotati di enorme immaginazione. E non sono certo solo io ad averlo affermato.  Il talento risiede nel riuscire a far vibrare corde nascoste, ognuno ha le proprie.
Al di là della bravura, della competenza e dell’esercizio stilistico (a volte abusato) conta principalmente questo.  Leggi qualcosa che ti lascia un nodo in gola. Chiudi il libro e fai le tue faccende, ti occupi della tua vita e pensi intensamente ad un personaggio, ad una scena, ad una frase scritta. Ormai ci sei dentro. Anche tu sei il romanzo.  Se qualcuno un giorno mai mi dirà questo dopo aver letto qualcosa di mio, sarà un giorno di intensa felicità per me.  “Vuoi bene al tuo lettore” mi scrisse una volta Erri De Luca mentre mi autografava un suo romanzo. Ora capisco cosa signichi.
Attualmente stai scrivendo un nuovo racconto o magari un romanzo? Quali sono i tuoi progetti per il futuro prossimo? Cosa bolle in pentola?
R: L’idea è quella di completare la raccolta di racconti “Incompiute” ma per la vostra rivista credo presenterò degli inediti. Ci sto ancora pensando. Poi, è chiaro, l’idea del romanzo sarebbe il coronamento di un percorso. Un meraviglioso punto di partenza.
Il blog letterario di Stefania Origlia https://steory.wixsite.com/stephaniesays/