Cultura: ricorre oggi il 90° anniversario della nascita di Alda Merini, “la poetessa dei Navigli

La poetessa milanese Alda Merini

“Sono nata il ventuno a primavera / ma non sapevo che nascere folle, / aprire le zolle /potesse scatenar tempesta. Così Proserpina lieve / vede piovere sulle erbe, / sui grossi frumenti gentili / e piange sempre la sera./ Forse è la sua preghiera.”, così recitano alcuni versi di Alda Merini tratti da Vuoto d’amore del 1991. E proprio il 21 marzo di 90 anni fa nasceva quella che tutti conoscono a Milano come la “poetessa dei Navigli”, scomparsa il 1° novembre 2009. In occasione del 90° anniversario dalla sua nascita ripercorriamo la storia che si cela dietro il ponte che Milano le ha dedicato, Ponte Alda Merini, sul Naviglio Grande, di fronte a quella che è stata la casa di Alda Merini, proprio sui Navigli, in Ripa di Porta Ticinese. Passeggiando lungo i Navigli è impossibile non notare la targa posta sul basamento del Ponte di pietra del Naviglio Grande. Quella targa rivela che il ponte porta proprio il nome della poetessa Alda Merini che viveva lì vicino, al n. 47 di Ripa di Porta Ticinese angolo via Corsico. In queste rive la grande poetessa del ‘900, a cui Milano è da sempre stata molto legata, ha trascorso quasi tutta la sua esistenza. È infatti in occasione del decimo anniversario della scomparsa di Alda Merini, avvenuta il 1° novembre 2009, che il capoluogo meneghino ha intitolato il suo ponte di pietra sul Naviglio Grande ad Alda Merini, vicino proprio alla sua abitazione dove oggi campeggia la targa in memoria dell’amata “poetessa dei Navigli”.

Alda Giuseppina Angela Merini nasce il 21 marzo 1931 a Milano in viale Papiniano, 57, all’angolo con via Fabio Mangone. Il padre, Nemo Merini, originario di Brunate, primogenito degli otto figli di un conte comasco diseredato per aver sposato una contadina, è impiegato di concetto presso le assicurazioni “Vecchia Mutua Grandine ed Eguaglianza”, precisamente nella società affiliata denominata “Il Duomo”; la madre, Emilia Painelli, è casalinga. Alda è secondogenita di tre figli, tra Anna, nata il 26 novembre 1926, ed Ezio, nato il 23 gennaio 1943, che la scrittrice fa comparire, sia pure con un certo distacco, nelle sue poesie. Della sua infanzia si conosce quello che lei stessa scrisse in brevi note autobiografiche in occasione della seconda edizione dell’Antologia dello Spagnoletti: “ragazza sensibile e dal carattere malinconico, piuttosto isolata e poco compresa dai suoi genitori ma molto brava ai corsi elementari: … perché lo studio fu sempre una mia parte vitale”. Alda vive tra un padre colto, affettuoso, dolce ed attento che a cinque anni le regala un vocabolario e che le spiega le parole tenendola sulle ginocchia, e una madre severa, pragmatica, distante ed altera, che tenta invano di proibirle di leggere i libri della biblioteca paterna in quanto vede per lei un futuro esclusivamente di moglie e madre. Emilia Painelli inoltre, quando la figlia, studentessa elementare, ha una crisi mistica, porta il cilicio, partecipa continuamente alle messe presso la vicina basilica di San Vincenzo in Prato e vuole farsi monaca, inizialmente scambia il suo malessere interiore per esteriore, e la riempie di vitamine. Poi, per farle passare l’impeto vocazionale, contatta la maestra per stabilire uno speciale ritiro scolastico. La figlia si vendica facendo dispetto all’alta considerazione dello status di famiglia che ha la madre: va a mendicare vestita di stracci, come se fosse di famiglia povera, per giunta dicendo di essere orfana. La madre la punisce con percosse. Dopo aver terminato il ciclo elementare con voti molto alti, è però il padre che le impone di frequentare i tre anni di avviamento al lavoro presso l’Istituto Professionale Femminile Mantegazza, in via Ariberto. Nel 1943, dopo un coprifuoco trascorso nel rifugio antiaereo, la famiglia trova la casa distrutta da un bombardamento. Mentre il padre resta a Milano con la figlia maggiore, lei, la madre e il piccolo Ezio trovano un carro bestiame che va a Vercelli, dove vive una zia che li sistema in un cascinale, per ben tre anni; ricongiunta la famiglia e tornati a Milano a piedi, prendono il primo monolocale trovato vuoto, precedentemente abitato da uno straccivendolo, e lo abitano. Alda tenta in seguito di essere ammessa al Liceo – Ginnasio Alessandro Manzoni, ma non riesce in quanto non supera la prova di italiano. Nello stesso periodo si dedica allo studio del pianoforte, strumento da lei particolarmente amato. Esordisce come autrice giovanissima, a 15 anni. Attraverso una sua insegnante delle medie fu presentata ad Angelo Romanò che, apprezzandone le doti letterarie, la mise in contatto con Giacinto Spagnoletti, il quale divenne la sua guida, valorizzandone il talento. Quindicenne, torna a casa con una recensione di una sua poesia scritta da Spagnoletti; emozionatissima la mostra all’amato padre, che però la prende e straccia in mille pezzi dicendo alla figlia “Ascoltami, cara, la poesia non dà il pane”.